A fine 2018 a  Bruxelles si è svolta la Conferenza Ministeriale sul al tema: “eradicazione della Peste Suina Africana in EU e gestione a lungo termine delle popolazioni di cinghiali”.

Nel corso della riunione sono state presentate le esperienze degli Stati Membri Belgio e Repubblica Ceca, colpiti dalla malattia, che hanno evidenziato le misure messe in atto per la gestione delle carcasse ed alcune caratteristiche ecologiche del virus nei casi di contagio dei cinghiali.

Al termine dell’incontro, tra le raccomandazioni indirizzate agli Stati membri, è emersa la necessità di incentivare gli sforzi per il miglioramento della cooperazione tra le componenti agricole, sanitarie e ambientali e di definire una strategia di gestione, efficace e a lungo termine, della popolazione dei cinghiali, compatibile anche con le norme ambientali. In particolare, è stata incoraggiata l’adozione di piani di intervento per una drastica riduzione della densità dei cinghiali, da estendersi non solo alle aree già infette, ma anche a quelle indenni come la stessa Italia continentale.

A seguito della Conferenza di Bruxelles, giovedì 20 dicembre si è svolta presso la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute una riunione a cui hanno partecipato i massimi esperti nazionali in tema di peste suina africana, per la messa a punto di un piano di sorveglianza su tutto il territorio nazionale e per l’adozione del nuovo piano di eradicazione della malattia in Sardegna.

La peste suina africana (PSA) è una malattia virale altamente letale che colpisce suini e cinghiali, compresi quelli selvatici. Non è contagiosa in alcun modo per gli esseri umani, ma l’elevata capacità di diffusione del virus può avere gravi ripercussioni economiche su interi comparti produttivi.

Pur essendo presente in Sardegna dal 1978, dove la situazione è sotto controllo, la PSA non ha mai varcato i confini dell’Italia continentale. Dal 2014, invece, ha toccato diversi Paesi dell’Est della UE e numerosi Paesi africani, oltre a Russia, Ucraina, Moldova e Cina.

La malattia si diffonde per contatto diretto con altri animali infetti o, indirettamente, attraverso attrezzature e indumenti contaminati o, ancora, con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina, pratica vietata dai regolamenti europei oramai dal 1980. Per questo motivo, i viaggiatori che transitano o rientrano ciclicamente in Italia, provenienti da aree in cui la malattia è presente, possono rappresentare veicoli inconsapevoli di trasmissione del virus agli animali attraverso pratiche igieniche o di smaltimento rifiuti alimentari non corrette.

Il Ministero della salute ha già intrapreso una serie di iniziative. A luglio 2018 ha inviato al territorio alcune note informative sulle attività di vigilanza permanente relative alla PSA.  

Le precauzioni più stringenti:

  • non portare in Italia, dalle zone infette comunitarie, prodotti a base di carne suina o di cinghiale, come, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, salvo che i prodotti non siano etichettati con bollo sanitario ovale
  • non portare in Italia prodotti a base di carne suina o di cinghiale, freschi o surgelati, salsicce, prosciutti, lardo da Paesi extra-europei
  • smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici
  • non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali
  • informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di un cinghiale selvatico morto
  • per i cacciatori:
    • pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia
    • eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate
    • evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato
  • per gli allevatori:
    • rispettare le norme di biosicurezza, in particolare cambiare abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento
    • scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti
    • notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala.

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