E’ iniziata male e rischia di finire peggio la tormentata vicenda dell’invio all’ENEA, da parte dei contribuenti, delle schede informative dei lavori effettuati nel corso del 2018. Nelle istruzioni recentemente emanate dall’Agenzia delle Entrate per la compilazione del modello 730 per l’anno 2019, si è fatto riferimento all’obbligo per il contribuente di trasmettere telematicamente all’ENEA la scheda informativa sui lavori effettuati e di conservare la ricevuta dell’invio ai fini della fruizione della detrazione, esibendola ad eventuale richiesta dell’amministrazione finanziaria.

Dalle istruzioni risulta che tale obbligo sarebbe stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2018, che ha previsto la trasmissione per via telematica ad ENEA anche dei dati relativi agli interventi ammessi alle detrazioni del 50%. Si tratta senza dubbio di una interpretazione forzata della norma che, va ricordato, non lega in alcun modo la trasmissione dei dati alla fruizione della detrazione.

All’incertezza normativa, siamo  ancora in attesa del pronunciamento ufficiale dell’Agenzia delle Entrate in merito alla fruizione o meno della detrazione in caso di mancato invio dei dati, si è poi aggiunta un’altra incertezza, quella relativa alla possibile proroga del termine del 19 febbraio per l’invio delle schede al portale ENEA. La proroga è stata chiesta, in tempi non sospetti, dalla CNA in quanto la messa on line del portale ENEA, prevista originariamente per i primi mesi del 2018, è via via slittata sino a novembre rendendo decisamente oneroso, per gli operatori, “caricare” sul portale le schede degli interventi effettuati dal 1° gennaio al 21 novembre 2018 in soli 90 giorni.

Se a questo aggiungiamo chela scorsa settimana, a pochi giorni dal termine del 19 febbraio, il portale ENEA si è bloccato per due giorni per cause tecniche  e, al momento del ripristino,  oltre alle scuse per il disagio, ENEA si è fatta carico di prorogare di due gironi la scadenza prevista del 19 febbraio 2019  per compensare i giorni di interruzione del servizio.

E’ evidente a tutti che concedere agli operatori più tempo per caricare i dati richiesti si ala soluzione migliore da adottare. Allora cosa sta aspettando il MiSE, soggetto titolato a prorogare il termine, ad emanare il decreto atteso?

Agli operatori, per dare un servizio ai cittadini o ai propri clienti, servono risposte chiare ed urgenti.