Imprese di costruzioni: non si scioglie il nodo dei crediti bloccati

  • Data di pubblicazione: Dicembre 2022
  • Autori:  Area Studi e Ricerche , Unione Costruzioni , Unione Installazione Impianti , Unione Produzione
  • Area Tematica:  Settori d'Impresa
  • Tipologia:  Indagini monografiche
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A fronte di una situazione che stenta ad evolvere positivamente nonostante la continua e pressante azione di denuncia svolta da CNA presso i decisori pubblici, è stata condotta una nuova rilevazione di campo presso le imprese del settore delle costruzioni (edilizia, impiantistica, serramenti). In meno di una settimana circa 1300 aziende associate hanno garantito la loro partecipazione confermando che la situazione rimane preoccupante e che senza interventi ad hoc da parte del Governo continuerà a non trovare sbocchi positivi.

Tra i risultati ottenuti, due sono gli elementi che generano la maggiore preoccupazione:

– innanzitutto, le imprese che hanno crediti incagliati, pur diminuendo di consistenza rispetto al maggio scorso, restano largamente maggioritarie costituendo il 64,2% del totale delle aziende interpellate;
– in secondo luogo, è cresciuta in modo esponenziale la quota di aziende i cui crediti “ristagnano” nei cassetti fiscali ristagnano da oltre 5 mesi: sono oggi il 74,9% del totale mentre nell’indagine realizzata nel maggio scorso non superavano il 35%.

Un ulteriore elemento di criticità nel quadro attuale va valutato in termini prospettici. Giova segnalare, a questo riguardo, che solo il 7,3% delle imprese rimaste “scottate” dall’accaduto dichiara che accetterà ancora lo sconto in fattura per i nuovi lavori che prenderà in carico. Tutte le altre, ossia il 92,7%, non lo faranno a scopo cautelativo. Tra queste più dei due terzi prevedono e mettono in conto una significativa riduzione del loro fatturato nel prossimo futuro.

L’indagine esplora anche le opinioni delle imprese relativamente alle proposte di modifica al Superbonus 110% per l’anno venturo, con particolare riferimento alla prevedibile contrazione del loro mercato di riferimento. Il 50,4% delle imprese ritiene che gli investimenti in edilizia si fermeranno del tutto o, nella migliore delle ipotesi, si dimezzeranno, il 30,2% dichiara di non conosce la riforma o di non essere in grado di esprimersi sul suo impatto, solo il 19,5% pensa che la contrazione sarà inferiore al 40% o addirittura inferiore.

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