LA SENILIZZAZIONE DEL LAVORO IN ITALIA

Il processo di “senilizzazione del lavoro” procede a ritmo serrato nel nostro Paese. Ci troviamo al cospetto di un fenomeno complesso che riflette cambiamenti demografici, economici e sociali, che impattano direttamente sulla struttura del mercato del lavoro. Tra questi vanno certamente ricordati:

  • L’invecchiamento della popolazione. L’Italia ha una delle popolazioni più anziane d’Europa con una natalità bassa e un’aspettativa di vita alta. Le persone ultrasessantacinquenni hanno superato i 14 milioni di unità e rappresentano il 23,8% della popolazione residente, ossia quasi un quarto del totale.  L’indice di invecchiamento, che misura il rapporto tra anziani (da 65 anni in poi) e giovani (fino ai 14 anni) si attesta oggi sul 187,9%. Questo significa che vivono sul territorio nazionale circa 188 anziani ogni 100 giovani. Per comprendere la forza del fenomeno, basti considerare che vent’anni fa, nel 2001, l’indice si attestava sul valore di 131,4%. Inevitabilmente questo si riflette in un aumento della percentuale di lavoratori di età avanzata rispetto ai più giovani.

 

  • L’evoluzione del sistema previdenziale. Le modifiche alle leggi che regolano l’accesso al sistema previdenziale e l’innalzamento dell’età pensionabile stanno facendo sì che molti lavoratori restino nel mercato del lavoro più a lungo. Questo contribuisce ad aumentare l’età media dei lavoratori.

 

  • La flessibilità e precarietà del lavoro. La precarietà lavorativa colpisce soprattutto i giovani e porta molti di loro a rimanere fuori dal mercato del lavoro o a lavorare con contratti precari, mentre le persone più anziane tendono a mantenere il proprio posto di lavoro, in molti casi anche dopo il raggiungimento dei requisiti pensionistici.

 

  • Il ritardo nell’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. I giovani si affacciano sempre più tardi nel mercato del lavoro e quando lo fanno si trovano spesso a dover attendere per disporre di regolari contratti. Questo rallenta il turnover generazionale nei posti di lavoro. A ciò si aggiunge il fenomeno della ricerca del lavoro all’estero.

Ma la “senilizzazione del lavoro” direttamente coinvolge anche il mondo del lavoro autonomo e dell’imprenditoria.  Nell’ultimo decennio si osserva un cambiamento profondo nelle caratteristiche anagrafiche di chi compone le fila dell’imprenditoria italiana. Per coglierne la rapida evoluzione si consideri che nel 2012 i titolari di imprese attive con più di 50 anni di età erano il 44,7% del totale e che gli ultrasettantenni si attestavano all’8,7%. Nel 2022, dopo solo 10 anni, i primi costituiscono il 54,8% del “tessuto imprenditoriale” nazionale e gli ultrasettantenni si attestano al 10% del totale.

Entra nella più autorevole associazione per qualità della rappresentanza, delle tutele e dei servizi.