OSSERVATORIO EXPORT 2023

Osservatorio Export 2023: Da tanti anni le esportazioni rappresentano l’aggregato di contabilità nazionale più dinamico, capace di trainare l’economia italiana sopperendo alla cronica debolezza della domanda interna. Nel decennio che ha preceduto la crisi pandemica le vendite all’estero dell’Italia erano cresciute in termini cumulati del 42%.

Al contrario, nello stesso periodo, i consumi finali e gli investimenti avevano registrato performance tutt’altro che soddisfacenti (in termini cumulati rispettivamente in calo del -1,4% e -7,2%).  La vitalità delle nostre esportazioni è però emersa anche nei mesi successivi al lockdown del 2020. A settembre 2021 le esportazioni italiane superavano i livelli pre-pandemia (+7,9% la variazione cumulata tra il primo trimestre 2020 e il terzo trimestre 2021): un caso unico tra le grandi economie europee.

L’edizione 2023 dell’Osservatorio Export di CNA, attraverso l’analisi congiunta di “hard e soft data”, restituisce uno spaccato dei caratteri principali del modello nazionale di approccio all’export. Un modello ad alto tasso di partecipazione dove il “peso” delle piccole imprese sul totale – sia in termini di valore economico che di numero di soggetti coinvolti – è molto superiore a quello che si può riscontrare nelle altre grandi economie europee. Un modello che garantisce un contributo fondamentale (e in crescita costante) alla determinazione del Pil nazionale.

Un modello che – se adeguatamente supportato – può certamente offrire ritorni ancora maggiori sia sul fronte del reddito che dell’occupazione. Tante sono infatti le piccole imprese che possono irrobustire una presenza all’estero al momento di tipo solo episodico parziale. E tante sono anche le imprese attualmente rivolte al solo mercato interno che sono nelle condizioni di “tentare il guado” in presenza di minime condizioni abilitanti.

Bisogna assumere consapevolezza che l’approccio italiano, basato sulla moltitudine e sulla partecipazione diffusa, è meno fragile ed ha maggior capacità adattativa di un modello centrato sulla prevalenza di soli big players. Soprattutto in un contesto come quello attuale, dove emergono repentinamente tante nuove criticità.

D’altra parte, basta guardare ai sistemi naturali per comprendere come la ridondanza (anche di soggetti singolarmente fragili) sia la strategia migliore per gestire e superare i rischi presenti in contesti internazionali in rapida evoluzione. Guardando all’ultimo decennio non sfugge che le esportazioni sono state un traino fondamentale per l’economica italiana che neppure le criticità esogene degli ultimi anni sono riuscite a deprimere.

Di questo possiamo certamente dirci contenti, ma altrettanto certamente non possiamo “accontentarci”. Un costante e coerente impegno dei soggetti preposti a sostenere l’internazionalizzazione del Paese può “dar fiato ulteriore” alla grande saga nazionale dell’export, purché sia attentamente mirato sulle caratteristiche dei diversi target coinvolti.

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