Il Governo ha approvato il DEF per il 2018 che contiene le previsioni di crescita dell’Italia per i prossimi anni: dell’1,5% per il 2018 e dell’1,4% per il 2019, accompagnate da un lento, ma costante miglioramento dei conti pubblici. Un dato positivo, ma non sufficiente a far recuperare posizioni all’Italia, che si conferma fanalino di coda tra i paesi europei.

Al prossimo Governo spetterà il compito di trovare una strada per migliorare questa situazione e prima di tutto dovrà superare lo scoglio Iva. Senza modifiche legislative l’Iva è destinata ad aumentare. Continuare a sterilizzare gli aumenti, come già avvenuto negli ultimi anni, sarà, del resto un’operazione estremamente costosa, che vale quasi 13 miliardi per il 2019, oltre 19 miliardi per il 2020 e quasi 20 miliardi per il 2021. Se è vero che l’aumento dell’Iva  potrebbe avere effetti depressivi sulla crescita del Pil e soprattutto dei consumi, è certo che per evitare l’attuazione delle cosiddette clausole di salvaguardia si dovranno mettere in atto misure di pari importo sul fronte delle entrate o della spesa pubblica con conseguenze altrettanto pesanti sull’economia del Paese. Ecco allora che tra le strade da percorrere, ci sarà da valutare, senza pregiudizi, la possibilità di consentire l’aumento dell’Iva e contemporaneamente adottare tutte le misure compensative che consentano di controbilanciarne gli effetti sull’economia, selezionando gli strumenti e gli obiettivi più confacenti all’esigenza primaria di accelerare la crescita del Paese.

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