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Il presidente Alessandro Pajno ha dato incarico alla Sezione consultiva per gli atti normativi, presieduta da Franco Frattini, di analizzare il testo per formulare il parere da fornire al governo. Un passaggio importante e da portare a termine in tempi ristretti.

La riforma del Codice appalti nasce da un ddl delega che recepisce tre direttive europee. Il 3 marzo il governo ha dato il via libera preliminare al decreto legislativo per l’attuazione della delega. Il testo deve ora passare sotto la lente delle commissioni parlamentari competenti, che iniziano il loro lavoro proprio questa settimana. Alla Camera i pareri saranno predisposti dalle commissioni Politiche Ue, Ambiente e Lavori pubblici, e dalla Bilancio. Al Senato, dalle commissioni Lavori pubblici, Bilancio, Affari costituzionali e da quella sulle Politiche dell’Unione.

Accanto al lavoro parlamentare, centrale sarà anche il parere obbligatorio, anche se non vincolante, che renderà il Consiglio di Stato, per verificare la tenuta e l’efficacia della norma.

“La semplificazione del codice degli appalti rappresenta un momento decisivo”, aveva detto lo stesso Pajno all’inaugurazione dell’anno giudiziario della giustizia amministrativa. Proprio le controversie in materia di gare e affidamento dei lavori sono tra i capitoli che più ‘pesano’ sull’operato dei giudici di Tar e Consiglio di Stato. Spesso, tra l’altro, è proprio nei cavilli della legge che si annida il rischio di irregolarità. Per questo, con la riforma in atto si è messo mano a un’opera di snellimento delle procedure, che prevede, tra le altre cose, uno stop al criterio del massimo ribasso, l’addio alla legge obiettivo, un rafforzamento dei poteri dell’Autorità Anticorruzione, misure per garantire più trasparenza.

Per analizzare il testo, il presidente del Consiglio di Stato ha previsto di articolare i lavori della commissione in 5 sottocommissioni; probabilmente ci saranno anche alcune audizioni, tempi permettendo. E i tempi li detta la delega, che ha fissato il 18 aprile come termine per l’approvazione del nuovo Codice. Se non lo si rispetta, il rischio è che scatti una procedura di infrazione Ue nei confronti dell’Italia. (ANSA).