Ristori saracinesche abbassate

“E’ tutto un mondo che scompare – commenta Gabriele Di Ferdinando, responsabile Unione Commercio e Turismo CNA Marche – e che, in molti casi, non ha potuto contare nemmeno sui ristori, perché negozi e botteghe sono rimasti aperti ma c’è stato un crollo nelle vendite.  Così si lacera un tessuto sociale che, nei borghi e nei centri storici, è basato sui negozi di vicinato, e si perdono imprese e posti di lavoro.”

Stretti tra una chiusura e un ristoro, le botteghe e negozi marchigiani non sanno se smettere o andare avanti. In nove mesi, il loro numero è sceso da 18.081 a 17.834. Sono 247 in meno quelli che hanno dovuto calare la saracinesca.

Il prezzo più pesante è stato pagato dagli ambulanti (-137) a causa delle limitazioni ai mercati ed alla circolazione delle persone. Duramente colpiti anche i negozi di abbigliamento (-57), gli esercizi commerciali di prodotti per uso domestico (-42), i negozi di paese non specializzati, dove puoi trovare di tutto (-40), le ferramenta (-28), edicole e cartolerie (-27), commercio al dettaglio di articoli culturali e ricreativi (-26).

Il picco delle chiusure atteso a gennaio

Purtroppo non finisce qui. Secondo una indagine dell’Istituto Tagliacarne, il picco delle chiusure è atteso nei primi mesi del prossimo anno. Secondo questa indagine, due imprese del commercio su cinque lamentano un deterioramento della liquidità a seguito dell’emergenza sanitaria. Per questo il 24 per cento di esse ritiene urgenti provvedimenti su moratorie e dilazioni nei pagamenti. Una su cinque chiede azioni a sostegno dei consumi e il 16 per cento punta sui ristori. Soli il 27 per cento degli imprenditori del commercio, ritiene di poter recuperare i propri livelli produttivi nel 2021.

L’Unione Commercio e Turismo CNA Marche chiede a Governo e Regione che, in prossimità delle feste natalizie, vengano allentate alcune misure restrittive, che gravano sul settore della distribuzione al dettaglio, per non perdere il periodo commercialmente più interessante dell’anno e per restituire vivibilità ai piccoli paesi e ai centri storici delle città marchigiane.

“Auspichiamo –  sottolinea Di Ferdinando – il posticipo alle 22 della chiusura dei negozi, eventualmente con ingressi regolamentati nelle strade e nelle piazze dedicate allo shopping. Inoltre riteniamo utili tutte le leve commerciali finalizzate a rilanciare la vendita nei negozi al dettaglio delle città marchigiane”.