Si può uscire dalla trappola del debito (pubblico)?

Per far scendere il peso del debito pubblico è prioritario aumentare gli investimenti pubblici e privati orientati a stimolare la produzione, l’occupazione e i consumi. E’ una filosofia ormai condivisa mentre non c’è un consenso su come e quali risorse finanziarie attivare per promuovere la crescita.  “Democrazia e crescita. Una proposta per l’uscita dalla trappola del debito” è il titolo del libro scritto dai professori della Sapienza Umberto Triulzi e Gianfranco Leonetti che offre un contributo al dibattito su quali politiche mettere in campo per una inversione di rotta.

L’iniziativa editoriale (Edilink University press) è stata presentata a Roma alla Link Campus University presieduta da Vincenzo Scotti alla presenza del presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco.

I due autori propongono di avviare un percorso innovativo orientato alla ricerca di un modello finanziario non unicamente finalizzato ai profitti ma interessato a promuovere una crescita costruita sulla responsabilità economica e sociale e sulla riduzione del conflitto tra capitale e lavoro.

Triulzi e Leonetti partono dalla fotografia attuale che evidenzia una serie di debolezze strutturali dell’Unione Europea e della sua governance economica e la contestuale incapacità italiana fino ad oggi di elaborare un piano di riduzione del debito che – come ha sottolineato il presidente della Bce Mario Draghi – sia credibile come le azioni per attuarlo.

I risultati delle politiche di bilancio degli ultimi 20 anni non hanno prodotto i risultati auspicati ma anche gli interventi del Governo in carica non sembrano in grado di far ripartire l’economia. Il Paese si trova ancora senza risposte rispetto alla domanda su come uscire dalla trappola del debito. La proposta degli autori prevede il consolidamento volontario del debito da realizzare attraverso la partecipazione di più operatori pubblici e privati e l’attivazione di un percorso finanziario innovativo per costituire fondi e nuovi “asset class” per investimenti di lungo periodo.

Premessa per intraprendere questo percorso è che lo Stato torni a esercitare una funzione “innovatrice” ricostruendo un dialogo tra finanza ed economia reale. Altra condizione è la condivisione della “proposta” da parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione e da parte della Commissione Europea per sostenere un progetto di riduzione del debito che si può realizzare solo nel medio periodo.

La proposta degli autori prevede un intervento su più fronti con la valorizzazione della funzione della CDP, quale Istituto Nazionale di Promozione. Le funzioni di Innovazione Finanziaria, Infrastrutture e Reti, sono l’orizzonte della proposta, in un percorso di attivazione che si concretizzerebbe nella più importante collocazione in Borsa della storia Italiana: una offerta pubblica iniziale (IPO) preceduta dalla costituzione di un veicolo societario di investimento (SPAC) con l’obiettivo di acquisire un basket di asset pubblici e attivando strumenti di investimento, quali gli ABS (Asset Backed Security) per ottimizzare il profilo di rischio – rendimento e di agevolare le garanzie del credito (Credit Enhancement).

La caratteristica chiave di questo schema ibrido di cessione asset/investimenti è la grande scala su cui opera, dando vita ad un intero mercato di prodotti strutturati garantiti dal patrimonio dello Stato.  La riduzione del debito è la conseguenza di una iniziativa industriale di grande respiro che necessita del sostegno e la partecipazione della finanza, del capitale paziente, del risparmio italiano ed estero, ma anche di regole nuove, sia di tipo prudenziale e contabile, che di strumenti diversi di gestione degli asset.