La decisione della Commissione Europea di prolungare alla fine del 2023 la sostanziale sospensione del Patto di stabilità e crescita è stata accolta nel nostro paese con un prevalente giudizio positivo. Ma una lettura più attenta evidenzia che la proroga si presta a una duplice interpretazione. Può indicare l’orientamento ad avere più tempo per rivedere le regole fiscali europee ma potrebbe rappresentare una pericolosa insidia per l’Italia e per le prospettive riformiste dell’architettura istituzionale dell’Unione Europa. E osservando gli orientamenti dei partner il pendolo delle probabilità tende decisamente verso lo scenario pessimista.  A rilevarlo, in un articolo pubblicato sul quotidiano “Il Foglio”, Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA

La proroga della sospensione del Patto sottintende la volontà prevalente di ripristinare la tradizionale struttura dei meccanismi che regolano l’Unione. Sarebbe un errore clamoroso – sottolinea Silvestrini – una visione miope e contraddittoria rispetto ai nuovi orizzonti politici cui dovrebbe tendere il vecchio continente dopo l’esperienza della crisi pandemica e alla definizione del ruolo dell’Europa sullo scacchiere geopolitico completamente ribaltato dalla guerra in Ucraina.

Una guerra all’interno dell’Europa, il rischio di un nuovo shock economico e sociale – puntualizza il Segretario Generale della CNA – avrebbero dovuto favorire la ripetizione di programmi di intervento comuni coordinati dalla Commissione. E l’esigenza di scrivere le nuove regole imposta dalla scadenza di fine anno in corso era l’occasione perfetta per adottare decisioni vitali per il futuro politico, economico e sociale dell’Unione Europa.

Lo scenario non sembra suggerire di essere alla vigilia di un profondo cambiamento delle regole fiscali europee. E nel 2023 si discuterà di nuove regole con spazi ristretti di capacità fiscale e pericolose divergenze sul principio di cessione di sovranità.

La proroga della sospensione del Patto rischia di essere pertanto – conclude Silvestrini – una pessima notizia per il futuro dell’Europa se prevarrà di nuovo la logica manichea di regole stupide per quanto flessibili.

 

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