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Artigiani e piccole imprese sono e resteranno l’ossatura del nostro sistema, con la loro vocazione a presidiare il “bello e ben fatto”, ad apprendere ed innovare per contaminazione, ad adattarsi rapidamente e a “sentire” il mercato. Sono attitudini ed energie che fanno parte della forza del nostro Paese, preziose anche in epoca di grandi discontinuità. Per questo vanno difese e indirizzate, accompagnandole anche là dove si intravede un cambio di paradigma. E’ la considerazione con la quale Sergio Silvestrini, Segretario Generale CNA, conclude un articolo pubblicato sul quotidiano Il Foglio nel quale ripercorre la lunga serie di crisi economiche e geopolitiche degli ultimi vent’anni che hanno prodotto effetti globali e grandi discontinuità.

Per Silvestrini la politica è chiamata a compiere un salto in avanti, recuperando un ruolo non più di semplice accompagnamento dei processi economici e sociali e due sono le direzioni da intraprendere: la prima sono le grandi scelte strategiche che dovrebbero essere costantemente orientate a valutare gli impatti sul sistema economico e sociale del Paese; la seconda è l’azione di puntello e di valorizzazione del nostro storico modello di sviluppo, intrinsecamente soggettuale e molecolare, dalle cui “vibrazioni” dipendono la crescita del Paese e conseguentemente l’occupazione e la stabilità del sistema sociale.

Sulla seconda questione è importante ricordare che per reagire alle crisi globali serve una intelligenza centrale e una partecipazione di sistema. E’ stato così con il Covid che ha visto la verticalizzazione dei poteri pubblici e il reclutamento e l’impegno dei soggetti minuti in tutti i gangli del sistema. La nuova sfida del conflitto in Europa impone lo stesso approccio. Servono le grandi scelte ma occorre anche il coinvolgimento dei tanti soggetti che innervano il tessuto produttivo italiano. Tanti sono gli esempi possibili: nella complessa partita energetica e ambientale non è possibile trascurare il potenziale che può derivare dal coinvolgimento delle PMI nella produzione di energia rinnovabile.

Altro esempio è l’export con circa 111mila micro e piccole imprese italiane (quasi il 90% del totale che esporta) che realizzano sul mercato globale un fatturato che sfiora i 90 miliardi (il 20,4% dell’intera manifattura italiana). Dopo la pandemia hanno mostrato di possedere una grande resilienza ripartendo più forte e più velocemente delle altre in Europa, ma oggi vanno salvaguardate dagli effetti del conflitto. Vanno sostenute, incoraggiate, accompagnate su altri mercati.

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