“Il total tax rate sulle piccole imprese è al 67%. Finchè non aggrediremo questo Moloch, faticheremo e il differenziale di crescita coi nostri concorrenti maggiori rimarrà inalterato o si approfondirà”. Lo ha dichiarato il segretario generale CNA, Sergio Silvestrini, parlando coi giornalisti a margine del convegno “Una nuova finanza per le piccole imprese”, organizzato dalla CNA di Siena. 

“Quelli vissuti sono anni terribili, cominciati nel 2008, sono 8 anni – ha sottolineato Silvestrini – è la crisi più lunga dal ’29”, con una differenza che dopo la crisi del ’29, in 5 anni i livelli di reddito tornarono ai livelli ante-recessione. Oggi, dopo 8 anni siamo ancora sotto dell’8%”.

Quella davanti a noi, ha proseguito Silvestrini, “è una sfida enorme, tutti gli indicatori ci dicono che c’è un’inversione del ciclo economico, questo ci rende più lieti, ma non è sufficiente a dare quell’accelerazione che sarebbe necessaria per aumentare il reddito, l’occupazione e dare speranza ai nostri tanti piccoli imprenditori che vivono una fase di attesa, di disagio, di scarsa considerazione del decisore politico”. Il problema di fondo “è che la piccola impresa ancora non è al cento delle politiche economiche di questo Paese”.

“La stretta creditizia continua a soffocare le imprese e soprattutto le piccole imprese. E’ necessario riqualificare il rapporto banche-imprese e trovare soluzioni alternative di finanziamento. La prima regola sarebbe quella di rivolgersi a un mercato che non è più solo regolato dalle banche – ha continuato Silvestrini – cosa che appare proibitiva, complessa. Le nostre imprese si approvvigionano dalle banche quasi nel 99% dei casi, non esistono finanziamenti privati, non esiste crowdfunding, non esistono altri strumenti che negli altri Paesi servono a calmierare i costi e ad avere forme di approvvigionamento più adeguate. E,quindi, stiamo lavorando in questa direzione. Certo che oggi la burocrazia europea ha costruito regole occhiute, per le quali paradossalmente la banca che da credito alla piccola impresa viene punita, perchè il rating a livello europeo è considerato bassissimo”. 

Una situazione che porta gli istituti di credito a considerare automaticamente come a rischio o anti-economico un finanziamento accordato a una piccola impresa. “C’è una rischiosità del credito – ha continuato Silvestrini – le banche devono considerare anche asset importanti e li devono mantenere se vogliono avere la copertura finanziaria dalla Bce e di Bankitalia, tuttavia le banche conoscono poco il nostro mondo e valutano che finanziamenti sotto i 30 mila euro siano marginalmente negativi. Il che vuol dire che non c’è guadagno”. Ed “è esattamente il paradosso che sta vivendo l’economia in generale e la piccola impresa con meno di 10 dipendenti: malgrado rappresenti il 58% dell’occupazione e il 41% del valore aggiunto, solo il 20% del credito totale va alle piccole aziende”. 

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