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L’Italia ha bisogno di una “rivoluzione gentile” per ripensare il proprio modello e recuperare senso e visione del futuro. Una discontinuità per rispondere al cambio di paradigma imposto dalla pandemia che si è rivelata un acceleratore delle trasformazioni di cui si scorgevano solamente i profili. E’ quanto scrive Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Foglio, indicando alcune condizioni. “Semplificazioni e flessibilità – afferma Silvestrini – sono la pietra angolare per imprimere la svolta positiva. Due termini che devono entrare nel vocabolario quotidiano della politica e delle istituzioni, nazionali ed anche europee. Negli ultimi 20 anni le crisi e gli shock sono stati la costante e le frequenti emergenze hanno mostrato tutti i limiti di meccanismi e ingranaggi rigidi e complessi”.

Il patto di stabilità europeo, il quadro normativo sul credito, l’architettura fiscale e del lavoro vanno ripensati profondamente per promuovere la creazione di un ambiente favorevole alla crescita. Il sistema delle imprese non sta chiedendo la versione 4.0 del “laissez-faire” che il mercante Le Gendre proponeva al ministro delle finanze Colbert, ma riscoprire, piuttosto, Niccolò Machiavelli, secondo il quale le tasse devono essere poche e semplici, un precetto ignorato nella terra del Principe ma che ha ispirato e plasmato il mondo anglosassone.

La vitalità di micro e piccole imprese, le doti di adattamento e flessibilità trovano conferma nei numeri. Già ad aprile l’occupazione nell’artigianato e nelle piccole imprese è aumentata dello 0,4% sul mese precedente mentre il tasso di natalità delle imprese artigiane evidenzia una variazione positiva dello 0,2% sull’anno scorso, il primo incremento dopo oltre 10 anni di continui ridimensionamenti di questa platea d’imprese. Più che mai servono strumenti efficaci per le politiche attive, per favorire ogni occasione di crescita dell’occupazione e la mobilità verso quei settori che scontano tassi di posti vacanti maggiori anche di tre volte la media nazionale con picchi proprio nelle micro imprese.

In questa fase un Governo sostenuto da una larghissima maggioranza consente di sostenere lo sforzo straordinario per definire e guidare il cambiamento che poggia sulle risorse senza precedenti del Next Generation Eu e prima ancora sulla capacità di scrivere riforme efficaci con una visione coerente. Il cantiere delle riforme deve procedere con la velocità e la qualità mostrati per ricostruire il Ponte Morandi.

Sul percorso delle riforme, tuttavia, manca una tappa di notevole importanza: rivedere il titolo V della Costituzione e le materie in concorrenza tra Stato e Regioni. Nella gestione dell’emergenza pandemica tutti gli Stati federali hanno evidenziato maggiori difficoltà ma il nostro federalismo ai limiti del folcloristico ha evidenziato che l’interesse generale non può essere subordinato a sterili esigenze identitarie.

La dispersione delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni rappresenta un vulnus ad alto potenziale per mettere a terra gli investimenti previsti dal PNRR in particolare sulle missioni della rigenerazione urbana, dell’economia circolare e della mobilità sostenibile. E’ una riforma difficile da realizzare per la ampia ma eterogenea maggioranza, ma si combattono le battaglie giuste non solo quelle che si possono vincere.

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