Sergio Silvestrini, Mezzogiorno

“Le due priorità dell’Italia si chiamano Mezzogiorno e piccole imprese. Rappresentano le leve per far uscire il Paese da una cronica stagnazione e dare una prospettiva di sviluppo economico e sociale ai nostri figli”. Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA, indica i temi dell’agenda politica sui quali costruire “un progetto condiviso di Paese. Un passaggio indispensabile per combattere sfiducia e incertezza”.

“Se il Sud non riparte – afferma Silvestrini – l’Italia è condannata a un declino rapido e irreversibile. La riunificazione del Paese ha assunto i tratti dell’emergenza. Le forze politiche, e più in generale la classe dirigente, devono fare fronte comune”.

È necessario intervenire sulle reti. “Se le infrastrutture sono l’asset trainante dello sviluppo l’alta velocità ferroviaria non può fermarsi a Salerno. Finalmente sembra si sia sbloccata la Napoli-Bari, ma nella migliore delle ipotesi i treni veloci arriveranno nel capoluogo pugliese in ritardo di oltre un quarto di secolo. Portiamo i treni veloci e tutti gli altri grandi sistemi fino in Sicilia se intendiamo favorire la crescita economica e lo sviluppo sociale. La Ragusa-Catania è il simbolo di politiche fallimentari e deve diventare l’emblema di un profondo cambiamento per far uscire l’Italia da un lungo torpore”

Servono risorse pubbliche invertendo il trend di costante contrazione nel Mezzogiorno. Ma sono altrettanto preziose – sottolinea Silvestrini -capacità e competenze che, invece, spesso latitano. È inaccettabile che l’utilizzo dei fondi europei sia su percentuali del 13-15%. Sono indispensabili dirigenti e funzionari qualificati per impiegare al meglio i capitali disponibili. Occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti”.

C’è l’elenco delle crisi industriali in costante aumento. “È l’effetto dei problemi strutturali – rileva il segretario generale della CNA – come bassa crescita, modesto tasso di occupazione, divario territoriale, fisco opprimente e burocrazia asfissiante. L’errore della politica è la ricerca di soluzioni parziali mentre occorre una strategia industriale di lungo respiro fondata sulla centralità delle imprese. Questa sarebbe la vera discontinuità promessa dal Governo”. A cominciare dalle micro e piccole imprese, soprattutto quelle nel Mezzogiorno, che rappresentano un asset da valorizzare intervenendo rapidamente su fisco e burocrazia.

Silvestrini torna sulla legge di bilancio recentemente approvata dal Parlamento. “Evitare l’aumento dell’Iva era fondamentale per non far scivolare il Paese in una nuova recessione ma ha assorbito circa l’80% della manovra lasciando solo risorse molto modeste a favore dello sviluppo bilanciate da nuove imposte. Per il 2021 le clausole di salvaguardia ammonteranno a 20 miliardi. È necessario iniziare da subito a ragionare su come eliminarle e definire un percorso di progressiva riduzione della tassazione su artigiani e imprese. Oggi il total tax rate sfiora il 60%.È insostenibile, come il moloch della burocrazia. Al riguardo è indispensabile un cambio di passo – auspica Silvestrini – i fatti raccontano 11 riforme della pubblica amministrazione in 20 anni. La realtà è che per aprire una attività semplice come una pizzeria occorrono fino a 76 adempimenti.  Una burocrazia eccessiva e complessa e l’incertezza normativa sono il principale ostacolo agli investimenti nazionali ed esteri. Ma soprattutto scoraggiano i nostri imprenditori che combattono contro agguerriti competitor internazionali ed hanno bisogno di norme semplici e chiare e imposte ragionevoli”.