Crisi d’impresa, il Decreto correttivo non risolve alcune criticità

Accogliamo con favore il decreto correttivo sulla crisi d’impresa che consente di scongiurare effetti molto negativi sul sistema delle imprese. E’ il giudizio espresso da CNA nelle osservazioni inviate al Parlamento nell’ambito del decreto legislativo per le modifiche al codice della crisi d’impresa.

L’elemento principale del provvedimento è l’indubbio pregio di far entrare a pieno titolo nel codice della crisi la più snella, volontaria e stragiudiziale procedura della composizione negoziata introdotta dall’art. 2 del D.L. 118/2021 provocando la scomparsa dell’OCRI e degli indicatori della crisi di impresa di cui all’articolo 13 del precedente testo del Codice.

A nostro giudizio nella situazione attuale caratterizzata da numerosi casi di sofferenze finanziarie e squilibri di carattere economico e patrimoniale, gli indicatori per l’emersione della crisi non sarebbero in grado di svolgere un ruolo selettivo, generando effetti potenzialmente sfavorevoli e dannosi per l’intero tessuto produttivo italiano. Era, dunque, quantomai opportuno prevedere con urgenza, come più volte sollecitato da CNA, correttivi al Codice della crisi di impresa al fine di offrire al mondo imprenditoriale validi strumenti per affrontare i dirompenti effetti prodotti dalla crisi economica in atto e scongiurare il rischio di uscita dal mercato di un numero considerevole di attività economiche.

Il decreto correttivo recepisce gran parte delle nostre richieste, a partire dall’eliminazione delle procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, il cui meccanismo destava non poche preoccupazioni in quanto ritenuto poco flessibile, soprattutto nell’attuale congiuntura economica, e rischiava di trascinare davanti all’OCRI (Organismo di composizione della crisi) un numero considerevole di imprese. Il mero rinvio al 31 dicembre 2023 dell’entrata in vigore del Titolo II del Codice della crisi, relativo alle procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, disposto dal recente decreto-legge 118/2021, d’altra parte, non era sufficiente a risolvere il problema, semplicemente lo rinviava. Serviva, dunque, una scelta più coraggiosa che riscrivesse completamente le regole dell’allerta dettate nel Titolo II del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.