Sprechi alimentari, alla Camera l’esperienza CNA

Si è tenuta questa mattina alla Camera la conferenza stampa dal titolo “Riduzione spechi alimentari”, nel corso della quale sono intervenuti l’onorevole Maria Chiara Gadda, vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera e prima firmataria della Legge 166/2016 contro lo spreco alimentare; la presidente di CNA Agroalimentare, Francesca Petrini; il presidente di CNA Viterbo e Civitavecchia, Alessio Gismondi; il presidente di CNA Agroalimentare di CNA Viterbo e Civitavecchia, Claudio Cavalloro; la docente di Economia agraria dell’università della Tuscia, Clara Cicatiello; Luigia Melaragni, dell’area Sviluppo impresa di CNA Viterbo e Civitavecchia.

L’iniziativa è stata l’occasione per presentare i risultati del progetto europeo Lowinfood, promosso dall’università della Tuscia e finanziato con 5,5 milioni di euro nell’ambito del programma H2020, con l’obiettivo di ridurre lo spreco di genere alimentari in tre diverse filiere: ortofrutticolo, ittico e panificazione. Per quest’ultimo ambito sono stati coinvolti dodici panifici della provincia di Viterbo associati a CNA Viterbo e Civitavecchia.

“Considero il progetto Lowinfood un faro, un esempio concreto e tangibile di come un approccio strutturato e mirato possa portare a risultati concreti sul tema della riduzione agli sprechi alimentari – ha sottolineato Petrini– uno dei tanti risultati raggiunti da questa iniziativa è stata proprio la messa in campo di una perfetta sinergia tra imprese, università e istituzioni. Questo aspetto lo candida a essere un progetto replicabile anche in altre realtà territoriali, una vera e propria ‘roadmap’ da estendere pure ad altri settori. Il nostro ruolo come Confederazione sarà quello di fornire formazione e strumenti tecnici operativi alle nostre imprese, proponendo soluzioni innovative e promuovendo allo stesso tempo una cultura della sostenibilità e della prevenzione agli sprechi alimentari”.

L’onorevole Gadda nel suo intervento si è soffermata sulla legge 166 del 2016 che disciplina la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e promuovere la solidarietà sociale. “Grazie a questa iniziativa realizzata dalla collaborazione virtuosa tra CNA e università della Tuscia abbiamo per la prima volta una rilevazione empirica dello spreco alimentare nei panifici artigianali. Misurare è un aspetto fondamentale quando si parla di attuazione della legge 166 del 2016, perché misurare significa prendere consapevolezza e focalizzarsi sul proprio modello organizzativo. Sebbene incentrata sul tema della donazione, la legge 166 del 2016 ha contribuito al dibattito pubblico che ha coinvolto non solo donatori e enti del terzo settore ma anche i cittadini. Recuperare le eccedenze attraverso la donazione, mettendo in campo misure di prevenzione e rielaborando talvolta i modelli produttivi è tutt’altro che semplice, specialmente quando si tratta di micro e piccole imprese. Per questo diventa ancora più preziosa la disponibilità di CNA nel costruire un progetto nazionale per rendere riproponibile in scala diversa questa iniziativa. Stiamo lavorando – ha concluso l’onorevole – a una mozione parlamentare per porre l’attenzione sullo spreco che avviene nel primo anello della filiera”.

Luigia Melaragni, nel suo intervento, ha illustrato nel dettaglio i risultati raggiunti dall’iniziativa che ha coinvolto i panificatori associati alla CNA territoriale, sottolineando come tale progetto abbia rappresentato il primo studio in Italia ad aver quantificato scientificamente lo spreco di pane all’interno delle panetterie artigianali.

Il presidente di CNA Viterbo e Civitavecchia e il presidente territoriale di CNA Agroalimentare hanno poi raccontato l’esperienza dei panificatori direttamente coinvolti nel progetto e di come questo sia riuscito effettivamente ad abbattere del 63% lo spreco di pane artigianale, sia attraverso l’uso di una specifica applicazione che ha dato la possibilità di poter donare l’invenduto a chi ne aveva effettivamente necessità, sia nell’aiutare le imprese stesse a riutilizzare i prodotti non venduti come ingredienti in un nuovo processo produttivo, facilitando così un un vero e proprio processo di economia circolare.

La professoressa Clara Cicatiello, infine, ha illustrato il progetto Lowinfood, descrivendone gli obiettivi e i risultati raggiunti frutto di una collaborazione con 28 partner provenienti da 12 Paesi europei.