Superare la Plastic Tax, ecco le nostre proposte verdi

La plastic tax rimane un’imposta che pesa su imprese e cittadini e che non genera effetti positivi sull’ambiente anche dopo la rimodulazione decisa dal Governo. CNA ribadisce che non rappresenta una misura coerente con il Green New Deal ma solo uno strumento per drenare risorse. E’ apprezzabile l’apertura del Governo che ha avviato un confronto con le imprese ma i correttivi indicati dall’esecutivo (entrata in vigore a luglio e dimezzamento dell’imposta) sono insufficienti. Inoltre è certamente positiva la volontà di costruire in maniera concertata il percorso per dotare il Paese di un piano per la plastica che sia coerente con la Strategia Europea senza mettere in difficoltà le imprese della filiera ma, al contrario, trasformando questa sfida in opportunità. Un percorso che doveva prevedere prima il Piano e dopo le misure, anche fiscali, per attuarlo. Invece è stato invertito l’ordine dei fattori.

Così il senso della Plastic Tax resta incomprensibile in quanto non produce alcun effetto nell’orientare la produzione e il consumo secondo gli obiettivi di sostenibilità.

Il settore della plastica, ed in particolare degli imballaggi, presenta certamente margini di miglioramento. Ad oggi circa il 45% dei rifiuti di imballaggio in plastica vengono riciclati, il 43% va a recupero energetico ed il restante 12% in discarica.

Questi numeri non verranno migliorati da una tassa sul prodotto, ma intervenendo su alcuni fattori strategici, quali ricerca e lo sviluppo tecnologico, potenziando le infrastrutture e la dotazione impiantistica per il riciclo, rimuovendo le barriere che ostacolano il mercato interno delle cosiddette MPS (esportiamo ancora troppo il materiale recuperato dalle attività di riciclo).  La plastic tax non interviene su alcuna di queste leve e non è coordinata in alcun modo con la Strategia europea.

CNA da tempo ha formulato una serie di proposte per centrare l’obiettivo della sostenibilità di questo settore. Serve una netta riduzione dell’entità della plastic tax, parallelamente ad una sua necessaria rimodulazione in funzione delle diverse tipologie di MACSI e dei settori coinvolti. In assenza di tale riflessione, questa tassa non avrà in alcun modo un carattere ambientale. In particolare le esclusioni (o eventuali riduzioni dell’importo) non dovrebbero riguardare solo il materiale riciclato ma dovrebbero tenere conto anche della riciclabilità, attraverso criteri certi ma che non comportino procedure onerose per la relativa verifica. Inoltre occorre introdurre dei correttivi per evitare di impattare pesantemente sui settori che non hanno opzioni alternative (ad esempio il settore alimentare che deve rispettare i MOCA).

E’ poi necessario adottare misure correttive che evitino che la plastic tax, sommata ai contributi ambientali, provochi pesanti effetti sui costi delle imprese o determini effetti distorsivi sulle azioni positive (di interesse generale) dei Consorzi ambientali. Secondo CNA la soglia di esenzione dovrebbe essere innalzata a 100 euro (al pari di quanto avviene in ambito CONAI). In aggiunta, per alleggerire il peso sugli utilizzatori di MACSI, occorre esentare dall’applicazione della plastic tax le PMI utilizzatrici che, nell’anno precedente, hanno generato un fatturato fino a 200mila euro.

L’adozione di tasse ambientali deve avere la logica riallocativa, per indirizzare le risorse recuperate alla riconversione del sistema imprenditoriale coinvolto. Da questo punto di vista le misure incentivanti vanno potenziate e rivolte ad uno spettro più ampio di interventi, favorendo in generale i comportamenti virtuosi delle imprese che adottano politiche di utilizzo dei MACSI più sostenibili. E’ poi necessario introdotte misure chiare ed efficaci per evitare distorsioni nel caso di MACSI importati. Difficoltà particolari si presentano nel caso delle piattaforme di e-commerce, dove il rischio di evasione è estremamente alto. Infine è opportuno un ulteriore slittamento dell’entrata in vigore della plastic tax, in modo da consentire un periodo di tempo congruo per definire nel dettaglio tutte le misure correttive che richiedono valutazioni tecniche imprescindibili (ad esempio rispetto ai criteri di riciclabilità/sostituibilità).