Oltre all’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, un’altra spada di Damocle si abbatte su oltre 200 aziende del comparto casalinghi e pulizia della casa tra Prato e Pistoia.

L’ulteriore tegola caduta sulle imprese che lavorano nei beni di consumo (chimica, vetro, gomma, plastica) piove anche stavolta dall’estero ed è la concorrenza delle merci provenienti da Medio ed Estremo Oriente.

Come evidenzia il presidente del settore plastica, vetro, gomma di CNA Toscana Centro e portavoce nazionale CNA, Marcello Rafanelli, “è a rischio la tenuta dell’intera filiera della plastica e dei casalinghi che rappresenta una fetta importante dell’economia del territorio della Valdinievole, in particolare a Larciano, e che si estende su tutto il territorio di Pistoia e Prato. In particolare si parla di circa 200 aziende attive nei settori della fabbricazione di prodotti chimici e di articoli in gomma e materie plastiche su tutto il territorio di Pistoia e Prato, di cui oltre un quarto localizzate in Valdinievole”. In un contesto così pesante per le aziende europee e italiane in particolare, a partire dai costi dell’energia, prosegue Rafanelli, “ora il problema è rappresentato dal dumping esercitato da Paesi asiatici che producono a prezzi irrisori perché agevolati sia sul piano energetico che per il costo del lavoro e dei trasporti. Parlo di realtà che oggi si trovano molto più avvantaggiate rispetto alle nostre imprese locali e che stanno ampliandosi in importanti fette di mercato Ue e Extra Ue. Ecco perché, in questa particolare situazione, le aziende del settore ritengono decisivo “sollecitare Governo e Ue affinché siano presi provvedimenti urgenti per tutelare le produzioni italiane, per limitare il forte differenziale di costi attualmente presente tra le aziende Italiane ed Europee rispetto a quelle collocate nel medio ed estremo oriente. Più precisamente – continua – riteniamo fondamentale che sia valutata l’attuazione di un filtro più ferreo per i beni provenienti dall’extra Ue e destinati alla casa e all’acquisto da parte delle famiglie, visto che la competitività delle aziende italiane e locali è fortemente indebolita da cause esterne che sfuggono al controllo del Governo e della Commissione Ue”.

In assenza di misure incisive del Governo e della Ue, infatti, “le nostre imprese rischieranno di perdere mercato e capacità produttiva a favore di concorrenti che producono e portano reddito altrove, con il concreto rischio che tutto questo sia fatale per la tante imprese sul territorio”.

Ma non è tutto. Aggiunge Rafanelli, “la criticità del rapporto con le aziende di Paesi extra Ue riguarda anche il tema della partecipazione alle fiere internazionali, un elemento decisivo per riacquisire fette di mercato nel post covid. Sempre più spesso registriamo che dalle fiere in Asia, in particolare in Cina, sono di fatto bandite le aziende Ue, mentre non è prevista alcuna forma di filtro inverso negli eventi che si svolgono in Ue. Ad aggravare poi la situazione finanziaria delle aziende di questo comparto si aggiungono gli insoluti, in crescita rispetto al passato a causa del costo esorbitante delle bollette per le aziende dei settori a elevato consumo energetico”.

Un ulteriore vulnus è poi rappresentato dalla scarsità di materie prime: “la plastica vergine è quasi introvabile. Le consegne sono ridotte e con tempi incerti, disponibili solo a prezzi cresciuti con punte del 150% rispetto al 2020. Purtroppo il materiale di riciclo non può sostituire ancora completamente il prodotto vergine, per cui molte imprese stanno programmando riduzioni della produzione per i prossimi mesi.  L’acciaio necessario per i prodotti metallici, poi, ha una dinamica, negativa, simile: scarsità di offerta con prezzi attuali saliti di circa il 40% rispetto a fine 2020”, conclude Rafanelli.