Treni veloci per rilanciare il Sud

Connettere l’Italia con infrastrutture moderne materiali e immateriali per ridurre il divario territoriale e gettare le basi per uno sviluppo inclusivo. Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA, sottolinea l’esigenza di uno scatto in avanti sulla dotazione infrastrutturale, in particolare per colmare il gap tra Nord e Sud del Paese. “Non è possibile che l’alta velocità ferroviaria si ferma a Salerno. Se l’alta velocità si ferma a Salerno significa che la classe politica ha deciso che il Sud va a morire” afferma Silvestrini. Oltre alle criticità del fisco, della burocrazia e del credito, tra i principali problemi dell’Italia c’è “il divario territoriale” lamenta il segretario generale CNA. Per questo le infrastrutture e i treni veloci costituiscono l’architettura per ricucire l’Italia. “Se non realizziamo questa connessione non andremo da nessuna parte”, chiosa Silvestrini, la locomotiva del Nord “più o meno va” ma è necessario un rilancio del Sud per far ripartire il Paese.

Le infrastrutture collegano territori e quindi includono persone. Nei luoghi dove passa l’alta velocità ferroviaria il Pil è cresciuto di più rispetto al resto del Paese. Silvestrini indica che nell’agenda del nuovo Governo un piano per le infrastrutture deve essere la premesse per una svolta e far uscire l’Italia dalla lunga stagnazione.

L’alta velocità ha accorciato l’Italia e la letteratura economica e sociale evidenzia come sia migliorata la qualità della vita e elevata la ricchezza dei luoghi raggiunti dai treni veloci. L’importanza di connessioni rapide è avvertita in tutta Europa. Basta guardare i progetti in cantiere. La Germania sta costruendo altri 700 Km di linee ad alta velocità, la Francia estenderà la sua rete di altri 1.400 Km e la Spagna addirittura 1.700. In Italia poco più di zero: la modesta estensione della rete a Brescia, una rete che complessivamente di estende per 1.300 Km e di questi solo il 15% si estende fino al Mezzogiorno.

Non solo infrastrutture. Il segretario generale CNA sollecita la definizione di “un grande progetto di politica industriale di medio termine. Dobbiamo sapere quali sono gli asset su cui il Paese punta per realizzare una vera rivoluzione”.

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