CNA esprime grande preoccupazione per il conflitto tra Russia e Ucraina. Oltre al dramma per la perdita di vite umane e ai timori per i nostri concittadini che si trovano in quelle zone, la guerra sta già provocando gravi effetti in termini economici e sociali. Artigiani e piccole imprese auspicano un rapido cessate il fuoco e il ritorno della diplomazia per trovare soluzioni che garantiscano la pace.

Da settimane scontiamo l’inasprimento dei costi energetici, che risulta particolarmente pesante per l’economia italiana. Le nuove sanzioni nei confronti della Russia produrranno notevoli impatti, ben superiori al valore dell’interscambio a causa della profonda interconnessione dell’economia globale.

La Russia assorbe circa l’1,5% dell’export italiano per un valore nel 2021 di 7,7 miliardi, ma rappresenta il 2,5% della moda e il 3,1% dei mobili, nonché il 2,6% della meccanica che vale il 28% delle vendite italiane in Russia. Il nostro Paese sconta un disavanzo commerciale di oltre 6 miliardi determinato dalle importazioni di prodotti energetici che hanno superato i 13 miliardi sempre l’anno scorso.

La Russia inoltre è un mercato rilevante per i flussi turistici e negli ultimi anni sono aumentati gli investimenti diretti dall’Italia e la Russia raggiungendo i 13 miliardi nel 2020, pari al 2,1% del totale degli IDE italiani nel mondo. Modesta invece la dimensione degli investimenti russi nella Penisola che sono scesi a 630 milioni.

Nei rapporti commerciali con l’Ucraina il settore agroalimentare risulta quello più colpito essendo il secondo fornitore del Paese dopo la Polonia. Sul lato delle importazioni, l’Italia acquista soprattutto olii grezzi di girasole, frumento tenero e in particolare mais per il quale Kiev è il nostro secondo fornitore assicurando una quota superiore al 20% del nostro fabbisogno.

 

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