Il Consiglio Regionale della Toscana martedì 9 aprile ha dato via libera alla nuova legge sugli appalti, che traduce in norme i contenuti del Protocollo sugli appalti firmato nel gennaio scorso fra Regione Toscana, Anci Toscana, associazioni di categoria e sindacati. E’ un risultato importante per le imprese toscane, frutto dell’impegno di CNA Toscana che ha lavorato per un intero anno al fine di raggiungere l’obiettivo di favorire la partecipazione agli appalti delle micro e piccole imprese locali.  Gli appalti pubblici muovono il 5 per cento del Pil regionale: è evidente il valore di questa nuova legge.

La Regione è inoltre diventata soggetto aggregatore per la Toscana, insieme alla città metropolitana di Firenze. Questo vuol dire che gli enti locali, per una serie di forniture, sono obbligati ad utilizzare le gare della Regione. Con il riordino delle funzioni provinciali, la Regione ha inoltre acquisito la gestione diretta delle gare per la viabilità e la difesa del suolo. La nuova norma avrà dunque una ricaduta di grande rilievo.

Per favorire la partecipazione delle piccole imprese start-up alle gare si rafforza, soprattutto per i servizi, l’obbligo di suddividere la gara d’appalto in lotti di dimensione adeguata. Si introducono specifiche premialità per raggruppamenti temporanei di piccole e micro imprese. Nei casi poi in cui la stazione appaltante decidesse di restringere il numero delle imprese per la partecipazione alle gare, soprattutto per i lavori pubblici, attraverso il criterio del sorteggio, si consente di riservare la partecipazione alle gare per una quota fino al 50% alle imprese con sede legale ed operativa in Toscana.

La norma, che modifica la legge 38 del 2007, prevede il Durc di congruità, ovvero l’inserimento nel documento di regolarità contributiva (il Durc appunto, che va acquisito nella fase di esecuzione del contratto) di una ulteriore verifica della congruità fra numero dei lavoratori dichiarati, importo dell’opera e versamenti contributivi per contrastare il lavoro sommerso ed irregolare. La sperimentazione riguarda gli appalti sopra i 2 milioni di euro.

Viene rafforzata la clausola sociale, introducendo criteri di premialità soprattutto per gli appalti di servizi, in modo da incentivare il  riassorbimento della manodopera da un’azienda all’altra, dall’appaltatore uscente a quello entrante, ma anche il mantenimento dei diritti e delle condizioni retributive, con il superamento del Job Act per i lavoratori assunti prima.

Ma non è tutto. Sul fronte dell’impegno per la legalità si rafforza il ruolo dell’Osservatorio regionale sugli appalti, che, oltre a monitorare il mercato, segnalerà eventuali ‘anomalie’ rispetto alla media di gare analoghe. Si introduce il ‘patto di integrità’, un documento che contiene una serie di obblighi che rafforzano comportamenti trasparenti e corretti sia per l’amministrazione che per gli operatori economici, la cui accettazione costituisce presupposto necessario per partecipare alle singole procedure di affidamento. Si garantisce con l’anonimato (la cosiddetta ‘disciplina del whistleblower’) il dipendente che segnali l’esistenza di illeciti di cui sia venuto a conoscenza. Infine nel prezzario regionale si introduce, accanto a quelli territoriali, un ambito regionale.

La nuova legge sugli appalti, come ha dichiarato l’assessore regionale Vittorio Bugli “traduce in norme i contenuti di un’intesa firmata a gennaio con Anci Toscana, sindacati, organizzazioni di categoria per valorizzare lavoro e aziende ed evitare che una gara d’appalto si trasformi in una corsa al ribasso sui costi della manodopera, della sicurezza e tutela della salute, sulla qualità dell’opera e dei servizi messi a gara. Un rischio ancora maggiore in periodi di crisi economica, con la beffa di mettere ai margini le imprese più corrette e più attente alla qualità del lavoro e ai diritti dei lavoratori”.

 

Qualche dato sugli appalti in Toscana

Secondo gli ultimi dati disponibili (Irpet), il numero delle procedure di gara di importo superiore ai 40 mila euro è stato nel 2017 pari a 9.101, 887 in più rispetto al 2016. E il 2018, dalle prime rilevazioni, risulta in linea con il precedente anno. In particolare nel 2017 sono state fatte 2.590 gare di appalto per lavori, 3.606 per servizi, 1.194 per forniture sanitarie, 1.711 per forniture non sanitarie.

Gli importi messi a gara sono stati in tutto pari a 6,1 miliardi (nel 2016 erano stati 4,9). Di questi 1.578 euro sono stati affidati per lavori, 2.810 euro per servizi, 392 mila per forniture non sanitarie e 1.294 per forniture sanitarie.

I dati fanno riferimento non solo alle gare di Regione Toscana, ma alle procedure di tutte le stazioni appaltanti pubbliche del territorio, nonché delle amministrazioni centrali per contratti da eseguire in Toscana (che valgono da sole circa un terzo).

A dicembre 2018, in occasione dell’approvazione del bilancio, la Regione ha previsto nel triennio 2019-2021 un miliardo di investimenti, metà dei quali concentrati sul 2019. 

 

Tag: