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“Chi sceglie il nostro lavoro lo fa perché ha un certo tipo di sensibilità e di aspettative. Una voglia di distinguersi e di circondarsi di cose belle, che fanno bene al cuore. Noi produciamo l’inutile, ma visto che fa bene all’anima, poi diventa utile” così Debora Gambino racconta Ocra Rossa, l’attività avviata con il compagno Maurizio quasi quindi anni fa. Sono loro i protagonisti di CNA Storie di febbraio e ci hanno accompagnato nel loro atelier, a Settimo Torinese. Lei pittrice e decoratrice, lui mosaicista. Coppia nel privato e galoppini per professione, l’uno al servizio dell’altra, e viceversa, come loro stessi dicono scherzando. L’atelier è il loro regno: opere d’arte, mosaici, pitture e arnesi da lavoro conservati in uno spazio prima abbandonato, ora restituito alla città. Era sede delle vecchie acciaierie Ferrero, dismesse circa 30-40 anni fa. Vandalizzato per anni, oggi è un caso virtuoso di trasformazione urbana.

Noi produciamo l’inutile, ma visto che fa bene all’anima, poi diventa utile

Lo spazio che ispira

“Cercavo un nuovo spazio da utilizzare come studio – racconta Debora-. Ci portarono a vedere questo, che era in vendita. Io e il mio socio – così chiama scherzosamente Maurizio- ne fummo conquistati e decidemmo di investire”. Si guarda intorno rapita, neanche fosse la prima volta che si trova lì: “È una galleria particolare, piena di energie positive. A volte organizziamo anche cene con gli amici: è il nostro mondo. Queste finestre che vanno sul cielo sono di assoluta ispirazione artistica” racconta.

A Torino, nel quadrilatero, c’è il loro negozio. Un modo per farsi conoscere, ma tutto si gioca sul passaparola. “A noi si rivolgono privati che desiderano rendere gli ambienti piacevoli e personalizzati, architetti, per mettere a punto le loro idee in maniera artistica; imprese edili e amministrazioni comunali. Noi siamo quelli che subentrano alla fine per le rifiniture, le chicche”.

L’evoluzione dell’arte nella storia di Debora

Un punto di osservazione privilegiato quello di Debora, che nei suoi trent’anni di attività ha avuto occasione di conoscere l’evoluzione del gusto e dell’estetica. Per dire: “c’è stata un’epoca in cui il trompe-l’oeil spopolava. È andato scemando, ma c’è ancora qualcuno che le chiede. Con la modernità si fanno cose più estrose. Ci richiedono murales, tagli particolari in bianco e nero, monocromatici, pareti materiche, con utilizzo di materiali dell’edilizia. Quando si lavora sull’astratto è molto più difficile, devi azzeccare il gusto del committente”.

L’incontro con la Confederazione

Oltre venti anni fa, l’incontro con la Confederazione: “CNA per noi è stata fondamentale per crescere e far crescere – racconta Debora-. Abbiamo infatti accompagnato anche tanti giovani”. perché un artigiano dovrebbe iscriversi alla CNA? “Perché ti dà la possibilità di essere visto e ti offre tutti i canali per quel che riguarda le manifestazioni e contatti per fare rete con altri artigiani come te” dice Debora.

CNA ti dà la possibilità di essere visto e di fare rete con altri artigiani come te

Coppia nella vita e complementari nel lavoro

Debora e Maurizio sono coppia nella vita e complementari nel lavoro, quando si tratta di creare o ridar vita a uno spazio dall’alto in basso. Maurizio studia le geometrie, Debora annusa i colori, sente le forme. Ocra Rossa nasce da un incontro speciale in un locale, nel 1998. Debora già lavorava come pittrice, Maurizio studiava psicologia e allenava minibasket. Si innamorano e affittano uno spazio tutto per loro. “Cominciammo a lavorare anche come imbianchini per alcune imprese edili. Poi lui lasciò gli studi di psicologia e cominciò la scuola per artigiani e restauratori qui a Torino. Scelse il settore del mosaico e cominciammo a lavorare insieme, lui artigiano, io partita Iva. Costituimmo Ocra Rossa e da allora lavoriamo come dannati!” sorride Debora. “Saltiamo da cantiere in cantiere: ci siamo mossi in Sicilia, Francia e Germania. Nel 2007 abbiamo dato alla luce il nostro primo capolavoro, Melissa. Nel 2009 è arrivato il secondo, in ordine di apparizione, ma non di importanza: Emanuele. Siamo quattro pazzi furiosi!”.