La Commissione europea ha dato il via libera per silenzio-assenso, alla proposta irlandese, nonostante le critiche di 13 Stati tra cui l’Italia. L’argomento sarà all’ordine del giorno di una riunione del comitato “barriere tecniche al commercio” del 21 giugno. La settimana scorsa le associazioni europee e nazionali di produttori di vino, birra e distillati, tra cui la CNA, hanno presentato reclami ufficiali alla Commissione Ue perché apra una procedura di infrazione contro l’Irlanda.

L’entrata in vigore delle nuove misure è prevista per il 22 maggio 2026. La legge prevede non solo che le etichette indichino il contenuto calorico e i grammi di alcol presenti nei prodotti alcolici, ma anche i rischi di malattie epatiche, tumori mortali e per la gravidanza dovuti al consumo di alcol. Le etichette indirizzeranno il consumatore al sito web del Servizio sanitario esecutivo dell’Irlanda (Hse)

Secondo CNA Agroalimentare quanto accaduto rappresenta un precedente molto preoccupante, perché l’Unione Europea è nata proprio per avere  procedure e norme comuni ai 27 paese membri, soprattutto in materia di etichettatura alimentare.  Unione Europea intesa come mercato unico.

In questo modo invece su richiesta di un singolo paese si procede a introdurre un regolamento che stabilisce che se si vuole vendere alcolici in Irlanda bisogna rispettare questo specifico regolamento, che ricordiamo è privo di alcun fondamento scientifico. Si fa solo allarmismo e non educazione alimentare, Se dovesse valere questo principio, non dovremmo fare nulla, perché tutto è potenzialmente dannoso per la salute, se non leghiamo questo concetto alle quantità. E’ l’uso consapevole che ne fa la differenza. Dovremmo mettere allora sugli sportelli delle nostre auto una scritta che nuoce alla salute, visto che è il mezzo di trasporto più pericoloso?

L’entrata in vigore della legge sulle etichette allarmistiche del vino è dannosa anche dal punto di vista economico visto che le esportazioni di vino made in Italy di 7,9 miliardi realizzati lo scorso anno. E’ anche importante che la Commissione Europea monitori gli effetti sul mercato interno per valutare la possibilità di aprire una procedura di infrazione.  Anche se le esportazioni di vino italiano in Irlanda sono state nel 2022 pari ad appena 45 milioni di euro, la decisione rischia di aprire meccanismi che ledono il principio del mercato unico europeo.

Nota giuridica

Nel periodo di sei mesi previsto dal Regolamento Ue 1169 del 2011 sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori – in cui la Commissione ha avuto anche la possibilità di consultare il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali – sono emersi i “pareri circostanziati sfavorevoli” di nove Stati membri, tra cui Francia e Italia. A questo si è aggiunta un’interrogazione scritta al gabinetto von der Leyen da parte dell’eurodeputato francese Brice Hortefeux (Partito Popolare Europeo), in cui è stata denunciata una “chiara violazione dell’integrità del Mercato interno”. Il silenzio-assenso dell’esecutivo comunitario è durato fino alla scadenza del periodo di moratoria di sei mesi previsto dalla normativa. Dal 22 dicembre è arrivato così il via libera all’Irlanda ad apporre etichette con health warning sulle bottiglie di alcolici.