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Appennino senza neve, servono ristori, ma occorre rivedere il turismo

Appennino senza neve, servono ristori, ma occorre rivedere il turismo

Gli impianti del comprensorio del Cimone senza neve, 03 gennaio 2023. In Emilia-Romagna, quasi tutte le piste sono rimaste chiuse (al comprensorio del Cimone, nell'Appennino modenese, oggi soltanto quella del campo scuola dei bambini è aperta), con albergatori, gestori di impianti e maestri di sci costretti a far fronte alle disdette da parte dei turisti. La neve è stata presa a un'altitudine superiore e trasportata con un carro, dal momento che le temperature sono troppo alte anche per spararla. ANSA

 

“La crisi dovuta alla mancanza di neve sta colpendo nell’immediato la filiera dello sci, la ricezione alberghiera, tutto il mondo del turismo in Appennino. Forti ripercussioni però le avranno anche le imprese dell’indotto, aziende dei servizi che lavorano col turismo (impiantisti, terziario, anche produttori) e aziende alimentari e della ristorazione. Se ragioniamo sull’Alta Valle del Reno possiamo stimare in 500 imprese. Se però aggiungiamo questa crisi alla crisi energetica e all’aumento dei costi della materia prima, ecco che praticamente tutte le imprese dell’Appennino sono destinate a soffrire. Quindi occorre intervenire, con progetti sia immediati che a medio lungo termine. CNA è a disposizione”. È il commento di Marco Gualandi, vicepresidente CNA Bologna e imprenditore dell’Appennino, sulla situazione che l’assenza di neve sta causando, tanto che gran parte degli impianti sciistici non può aprire. Sull’Appennino fa così caldo che non si può sparare nemmeno la neve artificiale.

“Per quanto riguarda l’immediato- continua Gualandi – certamente bisogna ragionare in termini di ristori per le aziende maggiormente in difficoltà. Ma non basta. Il turismo in Appennino va rivisto. Non bisogna focalizzarci solo sul ‘bianco’ come è avvenuto finora. Sono giornate bellissime queste, dovremmo avere un flusso turistico come se nevicasse. Dobbiamo puntare di più sul ‘verde’, su un turismo 365 giorni all’anno, non alternativo alla neve ma che completi l’offerta turistica offrendo diverse prospettive. Pochi mesi fa eravamo felici per l’arrivo di milioni di fondi Pnrr in Appennino: ora è tempo forse di utilizzarli per riconvertire l’offerta turistica.

Il forte impatto economico negativo sulle strutture turistiche e ricettive e di tutte le aziende dell’indotto rischiano di subire danni, se non immediati, certamente concreti nel futuro.Parliamo di circa 500 aziende se pensiamo solo all’Alta Valle del Reno. Per questo motivo è opportuno che il turismo in Appennino vada rivisto: dobbiamo puntare su un turismo che viva 365 giorni all’anno e non sia legato solo alla presenza o meno della neve. Le opportunità ci sono: in attesa che le Terme di Porretta siano a pieno regime, si può sfruttare il cosiddetto turismo slow, quello dei sentieri, che stanno avendo un successo clamoroso. E già si potrebbe sviluppare un nuovo percorso, la ‘Via Mater Dei’, un percorso religioso che in questo momento arriva fino a Riola, ma potrebbe risalire fino all’Alta Valle del Reno e proseguire ancora molto oltre. Vedo le migliaia di turisti che percorrono la Strada degli Dei e la Strada della Seta, non bastano gli alloggi a disposizione per accontentare tutte le richieste. E allora puntiamo anche sulla Valle del Reno, la Via Mater Dei è già un’opportunità concreta, l’Appennino è ricco di santuari e luoghi di culto, pensiamo solo al santuario della Madonna del Ponte di Alto Reno Terme, protettrice del Basket. Certo è un turismo meno ricco, però integriamolo con quello della neve e speriamo che presto le Terme possano esprimere tutta la loro forza attrattiva come era un tempo. Questo è il mix su cui puntare”.

 

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