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Censimento dell’agricoltura italiana 2020 alla vigilia dell’avvio del Piano Strategico della PAC

Italian pizza and glasses of white wine in Chianti, famous vineyard landscape in Italy

L’evoluzione del settore attraverso la crisi del Covid verso la nuova programmazione. Una serie di approfondimenti su alcuni degli aspetti chiave del comparto agricolo nella “fotografia” del Censimento 2020.

Alla vigilia dell’entrata in vigore della PAC per il periodo 2023-2027, il 7° Censimento generale dell’ISTAT fornisce i primi dati sull’agricoltura italiana nel 2020. Ne emerge un quadro di accentuata contrazione del numero di aziende (-30,1%), in linea con la decrescita che aveva già caratterizzato il decennio precedente, e una limitata diminuzione della superficie agricola utilizzata (SAU) (-2,5%). Questo processo di concentrazione comporta una maggiore disponibilità media di terreno per azienda. Tuttavia, se statisticamente si registra una crescita di 3 ettari ad azienda, guardando all’andamento del numero di aziende e della superficie per classi di SAU non si riscontrano differenze significative rispetto al 2010, tranne che per quelle più grandi (oltre 100 ettari) per le quali la dimensione media addirittura si riduce. Va ad ogni modo evidenziato come, tra i due Censimenti, aziende e SAU si riducono con intensità decrescente al crescere della classe di appartenenza per poi iniziare ad aumentare a partire dai 30 ettari; il che si traduce in una minore incidenza delle piccole e piccolissime aziende e in una maggiore incidenza di quelle più grandi (per una prima analisi delle caratteristiche strutturali delle aziende agricole sulla base dei dati censuari si rimanda a ISTAT, 2022 e Giacomini, 2022).

Il processo di ridimensionamento del numero di aziende ha interessato esclusivamente quelle individuali o familiari, che tuttavia continuano a costituire il tessuto produttivo nazionale, rappresentando oltre il 90% delle aziende agricole italiane. Nel decennio, inoltre, diminuiscono le aziende che presentano totalmente o in parte superficie di proprietà e aumentano quelle con superficie in affitto e/o uso gratuito. Le superfici presentano variazioni dello stesso segno delle aziende ma di intensità diversa, tali da far suppore che l’attività agricola sia stata abbandonata prevalentemente da coloro che avevano terreni di proprietà, preferendo cederli in affitto o in uso gratuito ma non venderli.

Le successive informazioni rilasciate dall’ISTAT ad agosto 2022 permettono di approfondire altri aspetti strutturali delle aziende agricole che definiscono il quadro entro cui andrà ad operare la PAC che entrerà in vigore nel 2023. In particolare, anche nell’ottica di analizzare l’agricoltura italiana in previsione dell’attuazione del Piano Strategico della PAC, nel prosieguo del lavoro ci si soffermerà su alcuni aspetti specifici legati alle caratteristiche sociali del lavoro, alla diversificazione dell’attività agricola, all’informatizzazione e adozione delle innovazioni. Si tratta, appunto, di temi al centro dell’azione della PAC. Già nella Comunicazione del 2017 “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” (Commissione europea, 2017), la Commissione europea sottolineava come il conseguimento dei tre obiettivi della PAC – la promozione di un settore agricolo intelligente e resiliente, il rafforzamento dell’azione ambientale e l’azione per il clima, il sostegno al tessuto socioeconomico delle zone rurali – necessiti dello sviluppo del capitale umano e del sostegno all’innovazione e alla ricerca. Attraverso i Piani strategici della PAC gli Stati membri sono stati chiamati a elaborare una strategia di intervento che, attraverso un percorso logico, permetta a ciascuno di essi di contribuire al raggiungimento di questi obiettivi tenuto conto delle esigenze nazionali.

Il primo aspetto sul quale ci si soffermerà riguarda le caratteristiche sociali del lavoro. Si tratta di un aspetto, assieme a quello delle caratteristiche strutturali, sui quali le politiche, con maggiore o minore successo, si sono sempre cimentate già da alcuni decenni al fine di svecchiare la popolazione agricola, agevolare l’ingresso di giovani e innalzare il livello di formazione specifica. Anche questo Piano si troverà ad affrontare le criticità legate alla elevata senilizzazione dei capi azienda e alla ancora importante presenza di conduttori con titolo di studio non adeguato alla funzione sempre più imprenditoriale che sono chiamati a svolgere, aspetti che assumono maggiore rilevanza alla luce della elevatissima presenza di aziende di tipo familiare. Nell’ambito del Piano il ricambio generazionale rappresenta una priorità alla quale è dedicata una specifica strategia che opererà con diversi strumenti per rimuovere i principali ostacoli all’ingresso dei giovani e delle donne in agricoltura e per consentire una adeguata formazione. Un aspetto che verrà approfondito è inoltre la presenza di lavoratori stranieri in agricoltura, un flusso ormai strutturale e indispensabile (Macrì, 2022) per il settore agricolo, soprattutto per alcune specializzazioni territoriali, che presenta ancora notevoli criticità sulle quali intervengono sia strumenti normativi di carattere nazionale (ad esempio il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022), che, nell’ambito della PAC, la condizionalità sociale.

Il Piano strategico dell’Italia dedica alla diversificazione uno specifico intervento di sviluppo rurale, vale a dire gli investimenti delle aziende agricole in attività extra-agricole. Questo intervento mira a raggiungere sia obiettivi di tipo economico – accrescere e stabilizzare il reddito delle famiglie agricole – e sia obiettivi di tipo territoriale e sociale, migliorando l’attrattività delle aree rurali, contribuendo al loro riequilibrio economico e territoriale e contrastando la tendenza allo spopolamento. Gli investimenti sono volti a creare, sviluppare e sostenere le attività connesse a quella agricola (agriturismo, agricoltura sociale, attività didattiche ed educative, ecc.). I dati del Censimento che verranno analizzati nel prosieguo del lavoro consentono di disporre di una fotografia aggiornata sulla distribuzione territoriale delle aziende che diversificano e sul tipo di attività connessa.

Altri obiettivi ricorrenti del Piano strategico dell’Italia sono il miglioramento dell’orientamento al mercato e l’aumento della competitività delle aziende agricole da realizzare anche attraverso l’innalzamento del livello di digitalizzazione. Il Piano, nell’ambito dell’AKIS, prevede una specifica strategia per la digitalizzazione volta a ridurre il divario digitale delle aree rurali rispetto alle aree urbane e a sviluppare modelli imprenditoriali digitalizzati sia per aumentare la competitività aziendale che la sostenibilità ambientale. I dati del Censimento permettono di disporre attualmente solo delle informazioni relative al numero di aziende informatizzate – il primo gradino di un processo di digitalizzazione molto più ampio, complesso e ambizioso -, mettendo in evidenza, come vedremo, disparità territoriali e dimensionali non di poco rilievo sulle quali la strategia della PAC dovrà incidere.

Il Piano strategico italiano pone particolare enfasi anche su una maggiore diffusione delle innovazioni attraverso le quali, con il sostegno della ricerca, si mira a rendere più efficiente l’uso delle risorse e ad affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali che il settore agricolo e le aree rurali si confronteranno con sempre maggiore urgenza nei prossimi anni. Senza entrare nel complesso sistema dell’AKIS, tutti gli interventi rivolti ai settori richiamano la necessità di sostenere l’adozione delle innovazioni, siano esse di tipo organizzativo, di processo o di prodotto, per favorire i processi di ammodernamento. La disponibilità dei dati deI Censimento, anche in questo caso, consente di avere una panoramica delle aziende innovatrici e dell’ambito nel quale l’innovazione è stata adottata. Così come per la digitalizzazione, le differenze territoriali sono significative, con la presenza di territori fortemente recettivi e propensi ad innovare ed altri meno orientati all’innovazione.

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