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Con le riforme il Pil italiano può crescere del 6% in 10 anni

Il Pil dell’Italia dovrebbe crescere quest’anno dello 0,4%, per accelerare nel 2016 all’1,3%. Lo stima l’Ocse nel suo rapporto sull’Italia, che prevede un tasso di disoccupazione al 12,3% quest’anno e all’11,8% il prossimo e un debito/Pil rispettivamente a 132,8% e 133,5%. Dall’Ocse arriva anche un riconoscimento al «programma di riforme ambizioso e di ampio respiro per stimolare la crescita» messo in campo dal governo, la cui piena attuazione «potrebbe determinare un incremento del Pil pari al 6% entro i prossimi 10 anni».

Gurria: passi avanti riforme, Jobs Act motore cambiamento 
«Renzi ha scelto chiaramente un team efficace, nel 2014 si sono fatti grandi passi avanti sulle riforme», ha detto alla presentazione del rapporto sull’Italia il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, aggiungendo che molto è stato fatto ma «molto resta da fare». Per Gurria il Jobs Act «può essere il vero motore di cambiamento» per l’economia italiana.Non a caso, anche se il rapporto Ocse appena chiuso prevede una crescita dello 0,4 nel 2015, Gurria ha spiegato che «tenuto conto delle riforme, delle circostanze generali e delle ultime informazioni la crescita 2015 sarà dello 0,6 per cento», mentre sul 2016 è confermata l’attesa di un più 1,3 per cento del Pil.

Ocse: con riforme strutturali +6% Pil in 10 anni 
Secondo il rapporto Ocse, infatti, per l’Italia «la priorità assoluta» resta la riforma del mercato del lavoro, «la cui eccessiva rigidità rappresenta un ostacolo alla creazione di occupazione». E il Jobs Act è un passo avanti molto importante, perché renderà il mercato del lavoro italiano «più flessibile e inclusivo» e ne «ridurrà la dualità». Se il governo italiano riuscirà ad attuare in pieno il proprio «ambizioso e di ampio respiro» programma di riforme, i provvedimenti, secondo l’Ocse, «potrebbero determinare un incremento del Pil pari al 6% entro i prossimi 10 anni». Il riferimento è sia al Jobs Act che alle riforme della concorrenza e della regolamentazione, «iniziative necessarie per rilanciare la produttività e rimettere l’economia sulla strada di una crescita duratura».

Italia liberalizzi reti, commercio, professioni 
Nello specifico, per l’Italia è «particolarmente importante» aumentare la concorrenza con liberalizzazioni nelle industrie di rete, nei servizi locali, nelle professioni regolamentate e vendita al dettaglio. Lo scrive L’Ocse, che stima a +2,6 punti l’impatto sul Pil in cinque anni delle liberalizzazioni contro +0,6 punti dal Jobs Act.

Agevolazioni fisco debolezza Italia, Iva nel mirino 
Per l’Ocse «una delle debolezze del sistema fiscale è l’elevato numero di agevolazioni fiscali». Riducendole «si amplierebbe la base imponibile», con pari entrate ma aliquote più basse. L’Ocse ricorda 720 casi di agevolazioni e in particolare quelle sull’Iva che ha «urgente bisogno di essere revisionata».

Deficit/Pil in calo al 2,7% nel 2015, ma debito sale 
L’Economic survey sull’Italia dell’Ocse stima un indebitamento netto in calo al 2,7% del Pil nel 2015 dal 3% dello scorso anno e poi, nel 2016, all’1,8 per cento. Il saldo primario strutturale resterà inchiodato al 4,4% del Pil quest’anno, per salire al 4,9% nel 2016. Il debito lordo seguirà invece una dinamica ascendente: dal 130,6% del Pil del 2014 al 132,8% nel 2015 al 133,5% nel 2016. «Mantenere una solida posizione di finanza pubblica e la fiducia degli investitori obbligazionari è essenziale – scrive l’Ocse – perché solo una volta ridotto il debito, sarà possibile tagliare le tasse o aumentare la spesa primaria, a condizione che i tassi d’interesse rimangano bassi».

Italia prenda in considerazione bad bank pubblica 
In assenza di rapidi progressi sul fronte dei crediti deteriorati, per l’Ocse, infine, «l’istituzione di una bad bank pubblica potrebbe essere presa in considerazione in Italia». Il suggerimento nasce dalla registrazione dei successi su questo fronte di altri paesi dell’Eurozona

Tratto da Sole24Ore.it

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