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Incomprensibile l’esclusione delle imprese del cinema dai ristori della Regione Marche

Incomprensibile l’esclusione delle imprese del cinema dai ristori varati dalla Regione Marche

Incomprensibile l’esclusione delle imprese del cinema dai ristori varati dalla Regione Marche

Un vero e proprio paradosso. Le imprese di produzione del cinema e dell’audiovisivo sono le uniche del settore cultura escluse dalle recenti misure di ristoro varate nei giorni scorsi dalla Regione Marche.

Si leva forte la protesta unitaria di CNA Cinema e Audiovisivo delle Marche, Agici e del Comitato Autori e Professionisti Cinema Marche, per quella che considerano “un’incomprensibile esclusione che, di fatto, penalizza ancora una volta un settore fondamentale per la promozione e valorizzazione dell’arte e della cultura della nostra regione”.

Per le Associazioni “si tratta di una ingiusta discriminazione. Pur apprezzando lo sforzo che è stato fatto dall’Ente Regione per i cinema e le sale di proiezione, non si capisce perché siano state escluse proprio le imprese della produzione cinematografica e audiovisiva (con codice Ateco 59.11). Un settore che nelle Marche conta oltre 400 imprese e che occupa più di 1.000 addetti. Si tratta in gran parte di piccole o piccolissime realtà autoriali ma non per questo meno importanti dal punto di vista professionale, creativo e artistico.  Oltretutto questo mancato riconoscimento si inserisce in un periodo difficilissimo per il settore che, a causa del primo e secondo lockdown, ha dovuto praticamente chiudere i set e sospendere gran parte dei progetti in cantiere”.

“Il tutto in un quadro legislativo quanto mai incerto che non offre misure di sostegno certe – continuano le Associazioni – e che, nella nostra regione, non viene tenuto in alcuna considerazione non solo per la mancanza di una legge che regolamenti l’intero settore, ma per la pressoché totale inconsistenza di fondi destinati a bandi per la produzione”.

“Alla Regione Marche – concludono le associazioni – chiediamo che vengano al più presto introdotte forme di ristoro per il comparto e che venga ristabilito un criterio di equità tra le imprese del settore culturale”.

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