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Le piazze digitali non sostituiranno mai il contatto col gioiello in fiera

Il primo distretto a livello europeo, settemila addetti, milleduecento imprese. Con questi numeri Arezzo si presenta alla Fiera dell’oro. Numeri sicuramente importanti anche se la congiuntura economica non è delle più favorevoli.

A parlarne è il portavoce degli Orafi di CNA Arezzo, Gabriele Veneri: “Ormai da molto tempo oscilliamo dall’incertezza alla crisi vera e propria, ma noi imprenditori abbiamo imparato a fare i conti con questa situazione e abbiamo preso le giuste misure. In questi anni non floridi il mercato ha operato una selezione e le aziende che sono riuscite a cavalcare la crisi adesso hanno tutti gli strumenti per confrontarsi con il mondo”.

E il mondo in questi giorni arriva ad Arezzo, con oltre quattrocento buyers dalle principali aree di sbocco dei mercati aretini pronti a valutare le produzioni di casa nostra. Un momento di incontro e di scambio che tiene, anzi i buyers sono aumentati del 15% rispetto all’edizione precedente, nonostante l’avanzata della piazza digitale.

“La fiera è un po’ la replica del mercato che una volta si teneva nelle piazze. Prima dell’avvento del mondo globale si andava nelle piazze, adesso ci si incontra in eventi come Oro Arezzo che unisce due contenitori, quello della domanda e quello dell’offerta, si valutano i prodotti e le condizioni di vendita. Magari è cambiato l’approccio alla Fiera, prima ci si andava per comprare, ora si va per valutare i prodotti da vicino, scoprire le nuove tendenze e capire dove si orientano i mercati. Gli ordinativi arrivano in un secondo momento e, ovviamente, noi ci auguriamo che ne arrivino. Per quanto sia importante utilizzare la piattaforma digitale, non potrà mai sostituire il momento dell’incontro fisico. Stiamo parlando di prodotti che hanno un peso e di cui si può fare un’attenta e completa valutazione soltanto toccandoli con mano. L’immagine su internet, per quanto fedele possa essere, non riesce a sostituire le sensazioni che un gioiello può regalare toccandolo o addirittura indossandolo. Ultimo, ma non per importanza, non sottovalutiamo il rapporto umano, il dialogo tra venditore e compratore non può essere sostituito da nessun supporto digitale”. 

L’incertezza è il nemico numero uno dei mercati, per questo non si può dire che il peggio sia alle spalle. Ma le sfide che si presentano davanti agli imprenditori aretini non sono insormontabili, secondo il portavoce di CNA: “La sfida più grande è competere con il mondo intero. Tutti quanti sono in grado di acquistare tecnologia e crescere in produttività, senza contare che i Paesi dove la manodopera costa meno hanno un ulteriore vantaggio. Nonostante tutto questo, gli addetti nel distretto orafo aretino sono cresciuti di 300 unità nel 2018, questo grazie alla sapienza artigiana che custodisce e tramanda il Made in Italy. Il modello del distretto orafo aretino è studiato in tutto il mondo. Abbiamo attraversato una delle crisi più dure della storia facendo investimenti in tecnologia e design. La nostra parte, noi imprenditori, l’abbiamo sempre fatta. Di sicuro, un aiuto dal sistema politico ed economico sarebbe gradito. Ottenere più sostegni e condizioni economiche di vantaggio quando investiamo o quando assumiamo personale ci renderebbe ancora più competitivi. Prendiamo ad esempio il momento della fiera: il lavoro è enorme e non si tratta soltanto dei quattro giorni dell’evento, non è soltanto allestire uno stand. Parliamo di creare un campionario appetibile e sempre nuovo, studiare i gusti del mercato, anticipare le tendenze. Un imprenditore investe decine di migliaia di euro soltanto per partecipare alla Fiera. Un sistema meno problematico, più snello da un punto di vista burocratico e più attento ai costi che gli imprenditori devono affrontare faciliterebbe molto il nostro lavoro e avrebbe ricadute positive su tutto il territorio”.

 

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