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L’economia umbra rischia di tornare al ‘95

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L’economia umbra rischia di tornare al ‘95

Nel 2020 il Pil dell’Umbria dovrebbe diminuire di oltre il 10%, per trovare un livello del Pil inferiore bisogna risalire a 25 anni fa. È un quadro economico drammatico quello che emerge da un’indagine di CNA Umbria sugli effetti del Covid sull’economia regionale.

Secondo la ricerca, effettuata dal Centro studi Sintesi, nel 2020 quasi tutti i settori avranno un segno meno a partire dal turismo che osserverà un calo del 64%, seguito dal settore delle costruzioni (-14%). Non va meglio per le esportazioni che caleranno del 15% e per il credito alle micro imprese che diminuirà del 33%, mentre le previsioni di caduta dell’occupazione giovanile arrivano al 23%.

Si conferma la contrazione del settore delle costruzioni e, per il dodicesimo anno consecutivo, anche quella del credito verso le micro imprese, soprattutto nel segmento con meno di cinque addetti. Preoccupano ancor di più i dati sulla disoccupazione giovanile, anche se i livelli occupazionali, tornati a crescere dal 2014, nel periodo pre-Covid mostravano un tasso di occupazione sulla popolazione attiva pari al 64,6% contro una media nazionale sensibilmente più bassa (57%).”

L’indagine, nonostante faccia registrare una diminuzione del numero complessivo delle imprese, continua a confermare quello che la CNA sostiene da anni a proposito del ruolo strategico giocato dalla micro e piccola impresa che, con il suo 95% sulle imprese attive e il 70% dell’occupazione del settore privato, rappresenta la struttura portante dell’economia umbra.

“In questo quadro – afferma commenta il presidente di CNA Umbria, Renato Cesca – noi imprenditori non intendiamo abbatterci e siamo tutti all’opera nel cercare, attraverso processi innovativi, di riposizionare le nostre imprese nel mutato scenario per riuscire a mantenere almeno i livelli occupazionali del periodo precedente la pandemia. L’analisi dei dati emersi dalla nostra ricerca ci porta a fare alcune riflessioni. In qualche caso si tratta di conferme, come quella relativa alla crescita dimensionale delle imprese: alla riduzione del loro numero è corrisposto un aumento costante del numero di occupati. L’altra riflessione è che se per il 2020 si prevede un calo sensibile delle esportazioni, la minor incidenza dell’export sul Pil regionale rispetto alla media nazionale, ci indica che in Umbria ci possono essere interessanti margini di crescita per le imprese e per l’occupazione e che in questo processo il made in Italy continuerà a giocare un ruolo fondamentale”.

“L’Umbria dovrà essere capace di investire soprattutto sui giovani, con strumenti più ampi possibili per facilitare l’ingresso delle nuove generazioni nelle imprese – conclude Cesca – L’innovazione e la crescita delle imprese devono passare attraverso il ricambio generazionale a tutti i livelli.”

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