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L’onda rosa sulle spiagge italiane. Sono il 14% degli addetti al salvataggio

Galeotta fu la mitica Pamela Anderson. La super bagnina di Baywatch. Non c’è maschietto che non la ricordi o non ne abbia sentito parlare. Ma, curve a parte, Pamela Anderson ha avuto il ben più importante merito di spalancare un’altra porta alle donne del nuovo millennio: ce la possono fare anche a salvare vite umane in mare. Una sfida che numerose ragazze e donne italiane hanno raccolto.

Oggi quasi un bagnino su sei regolarmente assunto nel nostro Paese è donna. Un risultato incredibile ancora solo dieci anni fa. Per la precisione – secondo l’Istat –  è donna il 14% dei circa 11mila bagnini italiani impegnati sui litorali marittimi come su fiumi e laghi interni, piscine e parchi acquatici. Un’attività cui, alla elevata professionalità richiesta da un’occupazione così rischiosa, aggiungono il plus femminile. A esempio nella capacità di trattare i bambini, spesso “clienti” privilegiati dei bagnini una volta sfuggiti al controllo degli adulti di famiglia.

La mappa regionale della diffusione di bagnine nel nostro Paese smentisce definitivamente qualche luogo comune ancora diffuso sulle donne meridionali. E’ la Calabria a sfoggiare la quota più alta di bagnine in attività: oltre una su cinque, ben il 21,2%. Una presenza dovuta prima di tutto alla diffusione dei centri della Società di salvamento, ben quindici nella regione: dapprima stimolano le ragazze (magari solo per curiosità o, purtroppo, per la difficoltà a trovare lavoro in una regione con altissimi tassi di disoccupazione giovanili) eppoi, come dimostrano i numeri, le convincono della scelta. 

Ad accompagnare la Calabria sul podio il Trentino Alto Adige (con l’8,3% di  bagnine sul totale in attività, ovviamente impegnate in fiumi, laghi e strutture turistiche) e la Campania, con il 6,5%, tallonata da Emilia Romagna (6,1%) e Veneto (5,2%). Più distanziate seguono, nell’ordine, Toscana (2,4%), Lazio e Sardegna (1,8%), Piemonte (1,6%), Marche (1,5%), Lombardia (1,3%), Liguria e Puglia (0,9%), Sicilia (0,5%), Abruzzo (0,4%), Friuli Venezia Giulia (0,3%), Molise e Umbria (0,1%).

Ma, sesso a parte, chi è il bagnino medio italiano? E quale attività svolge davvero al di là dell’immagine oleografica, e scarsamente rispondente al vero,  di fusto palestrato e, ora, anche di Pamela Anderson mediterranea?

Anche questa professione negli ultimi tempi ha risentito della crisi. Soffrendo un calo degli occupati pari al 7% nel 2014 al 5% nel 2016, secondo quanto risulta da una indagine condotta tra gli iscritti a CNA Balneatori e le coop che forniscono “servizi di assistenza e di prevenzione al salvamento della vita umana in mare”. Quest’anno, però, l’emorragia si sarebbe arrestata, grazie al boom che stanno vivendo le spiagge italiane.

Il 76% dei bagnini (dati Istat) conta meno di quarant’anni e il rimanente 24% ha superato gli “anta”. Un’attività che attrae i giovani, quindi. Ma non i giovanissimi: solo il 14,5% dei bagnini italiani ha meno di 24 anni. Significativa è anche la presenza degli immigrati, che rappresentano il 6,45% del totale.

Il 2,2% degli occupati (dati Unioncamere) ha un contratto a tempo indeterminato e i rimanenti sono stagionali. Il bagnino deve aver completato la scuola dell’obbligo e frequentato un corso specializzato di alcuni mesi alla Federazione italiana nuoto o alla Società nazionale di salvamento, dal costo di circa 400 euro.

 Al termine del corso di formazione si affronta un esame e, se lo si supera, si ottiene il brevetto. Il livello d’istruzione della categoria è mediamente elevato: solo il 22,6% si è fermato alla scuola dell’obbligo, il 51,4% possiede un titolo professionale e il 26% ha conseguito un diploma secondario. Non mancano gli universitari e i laureati.

Che cosa li attira nell’attività di bagnino? Oltre, ovviamente, alla passione per l’acqua, il nuoto e l’aria aperta, uno stipendio medio base di 1200 euro per almeno quattro mesi all’anno cui si aggiunge l’indennità di disoccupazione per un altro trimestre.

 

 

Le dieci regole d’oro per una giornata al mare serena

(suggerite dalla Società nazionale di salvamento – www.salvamento.it )

 

  • Se non sai nuotare, l’acqua deve rimanere al di sotto della cintura
  • Non entrare in acqua dopo una prolungata esposizione al sole
  • Nuota in coppia, mai da solo, e sempre all’interno della zona riservata alla balneazione
  • Non continuare a nuotare quando sei stanco, riposati sul dorso e poi torna verso riva
  • Evita di tuffarti quando non conosci il fondale
  • Evita l’iperventilazione prima dell’apnea
  • Prendere il sole con moderazione
  • Non entrare in acqua se c’è la bandiera rossa
  • Non raccogliere siringhe od oggetti taglienti sulla spiaggia e segnalane la presenza al tuo bagnino
  • Lascia gli animali vivi e liberi di nuotare nel loro ambiente
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