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Pesaro Urbino, da modello virtuoso a provincia in affanno

Pesaro Urbino, da modello virtuoso a provincia in affanno

Da modello virtuoso, negli anni Settanta, a provincia in affanno come mai prima d’ora negli ultimi anni. Un colpo durissimo quello inferto al mondo delle imprese della manifattura e dei servizi in provincia di Pesaro e Urbino nell’annus horribilis del Covid dalla pandemia.

I dati economici relativi alla demografia di imprese elaborati dal Centro studi regionale della CNA e illustrati lunedì 4 gennaio nel corso della conferenza stampa annuale della CNA di Pesaro e Urbino, tenutasi al Cantiere Navale Rossini, ci restituiscono un quadro sconfortante anche se non completamente disastroso considerati i due pesanti periodi di lockdown (il primo soprattutto), che ha riguardato un po’ tutti i settori della nostra economia: in pratica 10 mesi su 12.

Alla presentazione erano presenti il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, il vicepresidente della Giunta regionale, Mirco Carloni, il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini. In collegamento telefonico anche il segretario della CNA di Pesaro e Urbino, Moreno Bordoni. Per i Cantieri Rossini erano presenti il direttore Alfonso Postorino e l’Ad Stewart Parvin. I dati del Centro Sudi CNA sono stati illustrati e commentati da Alberto Barilari.

“Una situazione – ha detto tra l’altro il presidente provinciale dell’associazione – che ha costretto molte attività (i dati ufficiali arriveranno solo alla fine di gennaio), a chiudere i battenti. Altre che hanno cercato di resistere grazie solo alla tenacia e ricorrendo a fondi e dotazioni proprie e magari facendo ricorso a molti espedienti come la cassa integrazione; la richiesta di bonus e ristori; il rinvio di alcune scadenze e la moratoria sui mutui. Misure largamente insufficienti, ed in molti casi – come spesso denunciato dalla CNA – tardive che hanno appena lenito le difficoltà delle aziende. Tanti i settori in difficoltà: la manifattura in generale (tessile, mobile e meccanica) ma anche quello dei servizi (commercio in primis ma anche turismo e ristorazione). E poi autoriparazioni, servizi alla persona. Pesantissimo il quadro per il settore della cultura e per le imprese impegnate nello spettacolo: teatri, cinema, produzioni. Secondo l’analisi della CNA “Si è salvato solo il settore dell’edilizia e dell’impiantistica dal secondo semestre dell’anno grazie alla conferma degli incentivi economici (Ecobonus e Superbonus 110%), e quello dei trasporti e logistica”.

Malissimo l’export con la maggior parte dei mercati internazionali bloccati dalla crisi pandemica; gli spostamenti tra i paesi vietati; l’annullamento dei più importanti eventi fieristici. Il dato complessivo parla di un -13,2% rispetto all’anno precedente. Per il momento sono disponibili i soli dati a livello regionale che parlano di cali consistenti nelle esportazioni rispetto all’anno precedente con punte allarmanti per il tessile: (-27%). Conti in rosso anche per il mobile: – 14,5% e la meccanica – 19,5%”.

I dati disponibili sullo stock delle imprese attive per anno mostrano per il decennio (2010-2020), una sistematica diminuzione delle imprese in provincia di Pesaro e Urbino che si attesta attorno ad un preoccupante -9,4%. Ben Superiore alla media delle Marche: -8,4%. Ha fatto peggio di noi solo la provincia di Fermo con -11,4%. E’, invece, assai meno accentuata rispetto al dato regionale per la provincia di Ascoli Piceno (-3,0%).

La dinamica per settore delle imprese attive nel corso del 2020 (il confronto è tra il dato al 31 dicembre 2019 e quello al 30 novembre 2020), mostra che nella provincia di Pesaro e Urbino il calo di quelle attive (-0,4%) è inferiore a quello regionale (-0,5%) ed è concentrato in termini assoluti nel commercio: – 83 imprese e nell’agricoltura: -78. Meno decise risultano invece le perdite nelle attività manifatturiere (-22 unità pari in termini relativi al -0,5%). Appare rilevante anche la diminuzione (-28 unità pari a -1,8%) delle imprese delle “altre attività dei servizi” (cui corrispondono soprattutto servizi alle persone)”.

Cresce, invece, il numero delle imprese attive nei servizi ad alto contenuto di conoscenza (servizi di informazione e comunicazione, attività immobiliari, finanziarie e assicurative, attività professionali scientifiche e tecniche, attività di noleggio e altri servizi alle imprese: considerate assieme realizzano quasi 90 unità in più).

Tra le manifatture (in questo caso i dati fanno riferimento al confronto tra i primi tre trimestri 2019 e 2020), i settori che registrano diminuzioni più intense sono quelli dell’abbigliamento (-4,4%) e del legno-mobile (nel loro assieme: -2,1%).

Calano anche le nuove imprese; quelle che si iscrivono nell’unità di tempo. Il riferimento è ai primi 11 mesi del 2020 a confronto con lo stesso periodo dell’anno prima. Nella provincia di Pesaro e Urbino le nuove imprese calano rispetto al 2019 del 23,7%.  Tra i principali settori di attività coinvolti da tale tendenza, le perdite di iscrizioni più accentuate riguardano, in termini assoluti, l’agricoltura (-45 nuove imprese), il commercio (-42), le manifatture (-31) e le attività professionali scientifiche e tecniche (-30 iscritte).  Tra i pochi settori che vedono aumentare le iscrizioni di nuove imprese, vi è quello dei trasporti e magazzinaggio (+6 imprese).

Nel terzo trimestre 2020 (ultimo dato disponibile), le dinamiche della domanda di lavoro rispetto al trimestre precedente (il secondo del 2020) sono favorevoli per tutto il territorio delle Marche anche se con diversa intensità nelle province. Quella di Pesaro e Urbino si riporta nel corso del III trimestre quasi ai livelli pre-Covid, con la domanda di lavoro che segna una flessione inferiore al punto percentuale (-0,9%).

I saldi tra assunzioni e cessazioni, che per motivi connessi alla stagionalità delle attività economiche, hanno di solito segno positivo nel primo e secondo trimestre dell’anno, negativo nel terzo e quarto, presentano invece anche nel terzo trimestre 2020 segno positivo (+3.440 unità) in tutta la Regione Marche. Solo la provincia di Pesaro e Urbino registra un saldo negativo con il numero di cessazioni che supera quello delle assunzioni di circa 200 unità.

Si tratta, purtroppo, di dati ancora sottostimati e condizionati dall’impossibilità per le imprese di licenziare in seguito ad apposito Decreto emanato dal Governo subito dopo l’esplosione della pandemia.

Fino a qui la fotografia. La CNA di Pesaro e Urbino, tuttavia, conta in una sorta di rimbalzo tecnico, una ripresa delle attività a partire dal secondo-terzo trimestre del 2020. Se infatti la campagna vaccinale proseguirà, sarà possibile tornare seppur lentamente ad una quasi normalità e, si spera, ad una ripresa di tutte le attività, compresa la possibilità (per l’economia pesarese vitale), di viaggi e spostamenti verso l’estero.

 

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