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“Tetti puliti” per salvaguardare lo skyline della Capitale

“Tetti puliti” per salvaguardare lo skyline della Capitale

“Tetti puliti” per salvaguardare lo skyline della Capitale

Vecchie antenne televisive, parabole sempre più arrugginite e non sostituite e fili interminabili delle antenne che penzolano lungo le facciate dei palazzi per arrivare ai piani inferiori. Una giungla fitta e a perdita d’occhio che sta oscurando lo skyline della Capitale, uno dei più ammirati al mondo.

1 milione e 300mila antenne televisive e quasi 500mila parabole, secondo i dati di CNA Roma, da anni adornano i tetti della Capitale soprattutto nel centro città. Un paesaggio culturale ormai deturpato da una ferraglia che per il 50% è anche in disuso.

Una questione ambientale, ma anche economica: un panorama deturpato come quello di Roma è anche un introito mancato per il settore del turismo. Le maggiori capitali europee e mondiali, infatti, fanno pagare ai turisti la vista del proprio skyline.

Per questo quattro anni fa CNA Roma lanciò la campagna “tetti puliti” che portò il Comune di Roma a varare una delibera per incentivare la realizzazione di impianti televisivi centralizzati, erogando contributi dai 3mila a 5mila euro. Ma i risultati degli incentivi e dei divieti, non essendoci adeguati controlli e sanzioni, sono stati irrilevanti: dal 2015 ad oggi infatti, secondo la CNA, solo un’antenna su dieci è stata rimossa e la delibera scaduta nel 2017 non è stata prorogata. CNA ha quindi sollecitato un incontro con l’assessore all’urbanistica. “Abbiamo chiesto di rinnovare la delibera – spiega Claudio De Angelis, presidente unione impianti di CNA Roma – perché diventerebbe un valido strumento per demolire le vecchie antenne e dotarsi al tempo stesso di un impianto centralizzato anche multiservizi in fibra ottica che attraverso la banda larga porterebbe altri servizi come internet di ultima generazione”.

La realizzazione di un impianto centralizzato può costare tra i 400 e i 500 euro per residente, ma secondo la CNA, sarebbe a costo zero perché lo Stato prevede rimborsi come l’equo compenso e detrazioni fiscali come l’ecobonus. E ci sarebbe anche l’esenzione della tassa comunale pari al 20% per i palazzi del centro storico.

 

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