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Trattato fra Europa e Canada – che cosa cambia con il CETA per DOP e IGP

UE-Canada: che cosa cambia con il CETA per DOP e IGP

Nella settimana in cui si è celebrato l’avanzo record delle esportazioni italiane, che nel 2016 ha sfondato il muro dei 51 miliardi di euro, e il nuovo primato del valore dell’export agroalimentare (a 38,4 miliardi, anche se con bilancia commerciale ancora in saldo negativo), il Parlamento europeo ha approvato il Ceta, il trattato di libero scambio tra UE e Canada.

Si completa così l’iter di ratifica a livello europeo dell’accordo che aveva ottenuto un primo sì nel 2013. Una volta arrivato l’ok formale anche di Ottawa, il trattato entrerà in applicazione provvisoria, probabilmente in aprile, in attesa del via libera di tutti i Parlamenti nazionali e regionali per un processo che durerà anni. Nel frattempo, l’accordo funzionerà a tutti gli effetti, fatta eccezione per la parte relativa agli investimenti.

Secondo elaborazioni Nomisma su dati Istat, nel 2015 l’Italia ha esportato in Canada prodotti agroalimentari per oltre 720 milioni di euro, principalmente prodotti agricoli trasformati (circa 300 milioni solo di vino) e ha importato per circa 450 milioni di euro, soprattutto cereali come il grano. Il prodotto italiano più esportato in Canada è il vino (41% delle esportazioni). 

Con il Ceta il Canada eliminerà i dazi per il 92% dei prodotti agricoli e Ottawa aprirà una quota da 18.500 tonnellate per i formaggi europei, supplementare a quella già prevista dagli accordi Wto. L’UE ottiene importanti concessioni sulle DOP IGP in un Paese da sempre schierato con Stati Uniti e Australia contro il sistema della qualità europeo. Ottawa riconosce e offre tutela paragonabile al livello dell’UE a oltre 140 prodotti alimentari certificati, di cui 39 italiani.

DOP E IGP CHE COSA CAMBIA

L’accordo non prevede reciprocità: in sostanza, il Parma ham canadese non potrà essere venduto in Europa.

Il Ceta fornisce strumenti per l’applicazione concreta della protezione e per l’azione contro l’evocazione di una falsa origine. Questo sia all’interno dei confini, sia alla frontiera, con la possibilità per gli aventi diritto di chiedere all’autorità doganale di bloccare prodotti in odor di frode. 

CASI CONCRETI DI PRODOTTI ITALIANI AVVANTAGIATI DAL TRATTATO CETA

  • Con il tratto CETA ad esempio il Prosciutto di Parma DOP,, per vent’anni e più bloccato da un marchio locale, potrà vendere in Canada con la propria denominazione. Lo stesso vale per il Prosciutto di San Daniele DOP e il Prosciutto Toscano DOP, che coesisteranno con i marchi canadesi.
  • Otto denominazioni, tra cui Parmigiano Reggiano DOP, saranno protette, ma le traduzioni delle denominazioni in francese e inglese (Parmesan) potranno essere utilizzate, sempre che non creino confusione nel consumatore circa l’origine del prodotto. 
  • Trattamento differenziato anche per i 5 formaggi Asiago DOP, Fontina DOP, Gorgonzola DOP, Feta PDO e Munster PDO: chi già li produce in Canada utilizzando le denominazioni potrà continuare a farlo, mentre chi vuole cominciare a produrli dovrà specificare che non si tratta delle DOP citate, attraverso la dicitura «tipo», «stile», «imitazione». 

La lista delle DOP IGP riconosciute dal Canada è aperta, con denominazioni che potranno essere aggiunte in un secondo momento.

15/02/2017

Sì dell’Europarlamento al CETA, acronimo che sta per “Comprehensive Economic and Trade Agreement”, accordo di libero scambio tra UE e Canada. Abolito il 99% dei dazi, il Pil può crescere di 12 miliardi. Per l’Italia occasione export. Il parlamento europeo ha detto sì. Al più tardi dal primo aprile potrà entrare in vigore al 95%. Restano in sospeso le ratifiche nazionali della parte che riguarda la soluzione delle controversie fra imprese e Stati, di stretta competenza nazionale e uno degli elementi al centro della “rivolta” di settori di opinioni pubbliche, associazioni di consumatori e ambientaliste di mezza Europa, partiti euroscettici ed eurofobici di destra come settori della sinistra europea. Non è stata una passeggiata neppure al Parlamento: 408 sì, 254 no, 33 astenuti. Mentre si votava, 700 manifestanti con cartelli e fischietti avevano “assediato” il “Colosseo” UE di Strasburgo. Neppure qualche mese fa, quando la Vallonia aveva bloccato il via libera dei 28 Stati membri dell’Unione, era stata una passeggiata.

Per approfondire clicca sul link

http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ceta/index_it.htm 

Resta il fatto che, mentre Trump si ritira dall’accordo di libero scambio con i paesi del Pacifico e il Ttip (accordo Ue-Usa) impolvera nel cassetto, il messaggio euro-canadese appare chiaro. Il CETA è unico nel suo genere. Secondo Bruxelles aumenterà il Pil Ue di 12 miliardi. Non è poco. Prevede l’abolizione del 99% dei dazi (valore finale mezzo miliardo) con vantaggi per l’Italia in vari settori: formaggi, prodotti a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura, vini e liquori, macchinari industriali, mobili, calzature. Restano fuori dalla liberalizzazione servizi pubblici, audiovisivi, trasporti, prodotti lattiero-caseari, pollame e uova.

“Niente in questo accordo danneggerà la sicurezza delle cose che mangiamo o dei prodotti che acquistiamo, implicherà la privatizzazione dei servizi pubblici”, ha spiegato la commissaria al commercio Cecilia Malmstroem. Questo è il centro dei timori, dei sospetti e dei discorsi spesso apodittici che circondano il Ceta. Gli standard UE su salute e sicurezza alimentare dei cittadini, diritti dei consumatori e ambiente saranno salvaguardati: le importazioni dovranno essere conformi alle norme europee senza alcuna eccezione. Ecco la risposta a chi teme l’invasione di OGM e carne di manzo agli ormoni. Altro grande vantaggio perla UE: il Canada ha aperto le gare d’appalto pubbliche alle imprese europee in misura più ampia rispetto a quanto garantito ad altri partner, non solo quelle a livello federale ma anche quelle a livello provinciale e municipale (che sono il doppio di quelle federali).

Poi le oltre 170 DOP e  IGP riconosciute: stop (in teoria) alle contraffazioni, al generico “prosciutto originale”. Prodotti con “nome e cognome”. Certo, il Panna o il Roquefort francese dovranno convivere con i marchi canadesi registrati, però la distinzione sarà chiara. 41 denominazioni sono italiane.

CETA oggi l’approvazione: riconosciute 145 IG, segnale forte agli USA

La maggioranza per far passare l’Accordo di libero scambio tra UE e Canada ci sarà e oggi il CETA sarà approvato dal Parlamento europeo riunito a Strasburgo. Un segnale forte dell’Europa all’America di Trump: mentre gli USA virano sul protezionismo, il Vecchio Continente continua a credere che apertura e libero scambio (se ben regolati) portino benefici a imprese, lavoratori e cittadini. Affondato il TTIP l’importanza strategica del CETA è lievitata al punto che giovedì, all’indomani del voto, lo stesso primo ministro Justin Trudeau sarà a Strasburgo per festeggiare il successo.

Non tutti nel mondo politico e nell’opinione pubblica europea lo considerano un traguardo positivo: i critici sostengono che il Trattato negoziato dalla Commissione favorirà le multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese. Dal canto loro i favorevoli rispondono che al contrario delle Pmi, le grandi industrie già riescono ad entrare nei mercati protetti, situazione che verrebbe riequilibrata dal CETA. II solo abbattimento dei costi per le certificazioni può generare 2,9 miliardi all’anno di crescita, mentre la caduta delle tariffe doganali regalerebbe 460 milioni al manifatturiero e 24 milioni all’agroalimentare. Il fronte del no ritiene che il CETA abbasserà i nostri livelli di sicurezza alimentare. I favorevoli ribattono che il testo obbliga il Canada a rispettare gli standard europei: se la carne agli ormoni canadese o i prodotti Ogm non potranno arrivare sulle nostre tavole, Ottawa riconoscerà 145 indicazioni geografiche mettendo fine al dominio dei prodotti contraffatti. Grazie all’accordo il 92% dei prodotti agroalimentari UE potrà entrare in Canada (come il Prosciutto di Parma DOP finora bloccato da un marchio locale).

Nella approfondimento a cura di Fondazione Qualivita un’analisi dell’impatto economico del CETA sull’expotr delle DOP IGP italiane.

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