La guida turistica esperienziale. Quando la vacanza è “mettere le mani in pasta”

Ci sono esperienze che per alcuni diventano ricordi, per altri fonte di ispirazione. Pierfilippo Spoto da quasi vent’anni accompagna turisti, soprattutto stranieri, facendogli “mettere le mani in pasta” nella Sicilia autentica. “Non dimenticherò mai la reazione di due giovani tedeschi, arrivati con lo zaino in spalla – racconta – quando mio padre offrì loro una granita, un tour della zona archeologica e anche un posto per dormire. Ero bambino ma capii l’accoglienza e lo stupore che può generare la nostra terra. Perché quello che per noi è normale, per il resto del mondo è eccezionale”.

Pierfilippo cresce a Sant’Angelo Muxaro, milleduecento anime all’ombra della Valle dei Templi di Agrigento. Si laurea in Scienze bancarie e assicurative, inizia a fare il broker, ma in testa ha sempre quel ricordo. E così dopo la laurea se ne va a Londra a imparare l’inglese. Torna e, prima con altri cinque ragazzi del paese, poi dal 2008 solo, crea una società turistica, la Valdikam.

“All’inizio realizzavamo passeggiate nella nostra area archeologica, abbinate a degustazioni di prodotti tipici – continua Spoto -. Quando chiedevo ai turisti di inviarci foto per il nostro sito, invece di scorci archeologici, mi ritrovavo immagini di anziani che giocavano a carte, panni stesi, pomodori lasciati a essiccare. Così ho corretto il tiro e già vent’anni fa ho cominciato a proporre tour che oggi si definiscono esperienziali”.

Pierfilippo incontra i turisti in piazza e li porta da Olga, per esempio, che ha un caseificio. Lì, assaggiano il formaggio fresco, ma non solo. “Ogni passeggiata è la scusa per raccontare una storia – dice -. I turisti amano chiacchierare con i pastori, vedere mungere ancora a mano o quando le vecchiette arrivano a piedi a comprare la ricotta. Si tratta spesso di persone che vogliono alloggiare in alberghi o soluzioni di lusso, ma che poi cercano qualcosa di autentico. Hanno perso la quotidianità. Noi facciamo vivere tutto in modalità ‘slow’, che poi è la normalità per noi siciliani”, scherza.

“Tratto soprattutto con tour operator stranieri, li incontro alle fiere e ormai mi conoscono e si fidano. Questo è un lavoro che rende liberi e in una terra come la mia vale più di enormi guadagni”.

E così dopo Olga, si va da Maria, figlia di emigrati italiani a Londra, tornata per continuare a occuparsi del panificio di famiglia che ha 65 anni. “Lei parla inglese, i turisti fanno la pizza e durante la lievitazione andiamo a farci un giro. Magari al museo archeologico di Sant’Angelo o a vedere le piante di pistacchi. poi si torna e si mangia la pizza o quello che hanno preparato. I turisti amano mettere le mani in pasta, interagire, vivere in prima persona esperienze, non più soltanto osservare”.

“Si potrebbe fare in tutte le regioni – conclude Spoto -. E’ un’ottima opportunità soprattutto per i giovani, ma anche per le piccole imprese e gli artigiani, che spesso sono esclusi dal turismo tradizionale. Io faccio incontrare due mondi. Sono una specie di mediatore culturale o come mi chiamano gli americani un local insider”.