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Simone Mora ha 29 anni. È un ingegnere biomedico e ha fondato Plus Biomedicals cinque anni fa. Nel suo laboratorio, alla periferia di Brescia, si producono dispositivi per migliorare la vita delle persone affette da malattie neurodegenerative, come paresi infantili, parti prematuri, atassie, sclerosi, Parkinson, ictus. Tutto inizia dal lavatesta per persone in carrozzina e dal device per il lavaggio orale automatizzato, per arrivare, oggi, a tutori e protesi frutto di accurata ricerca. Arrivato finalista all’edizione regionale del Premio Cambiamenti 2019, Simone è protagonista di CNA Storie di febbraio. Le protesi e i tutori che si producono qui sono speciali, perché progettati non solo con un’attenzione alla funzionalità. Ma anche con un occhio all’aspetto psicologico, soprattutto se a indossarli sono bambini.

Ricerca e sviluppo e la collaborazione con le strutture mediche

“Oggi i tutori sono per lo più rigidi, prevalentemente in scocche in metallo e carbonio, e non tengono in conto la percezione di chi deve indossarli, anche quattordici ore al giorno” spiega Simone.  “La nostra innovazione è stata quella di introdurre dei tessuti basati sul deposito di silicone funzionale“. Se studio, ricerca e sviluppo sono alla base dell’attività di Plus Biomedicals, un ruolo altrettanto importante lo giocano le relazioni con figure chiave, come medici, fisiatri e laboratori ortopedici.Il lavoro principale è far conoscere la tecnologia e dare evidenza dell’efficacia che può portare poi a migliorare la vita del paziente -spiega Simone-. E’ un contesto lavorativo di filiera e di gruppo, in un mercato in continua evoluzione”.

Il rapporto con gli istituti tecnici

Il rapporto con gli Its, in un territorio come questo, è molto importante. È un sistema di vasi comunicanti, grazie al quale gli studenti hanno l’opportunità di toccare con mano la realtà aziendale e, d’altro canto, chi vive l’azienda può raccogliere da loro spunti, idee e nuovi stimoli. “Sin dal secondo anno di attività abbiamo iniziato a dare opportunità ai ragazzi che frequentano gli Its di vivere un’esperienza in azienda, dove svolgono un loro ruolo, come se fossero già dipendenti. Anche per noi venire a contatto con giovani volenterosi che hanno voglia di sporcarsi le mani e imparare qualcosa, è una bella opportunità, perché l’aiuto è molto concreto” spiega Simone.

Una filiera al 100% italiana

La produzione di Plus Biomedicals, è per il 100% a chilometro “0”. Tutto quello che esce da qui è composto di materiali provenienti da una filiera corta. Una garanzia che mette al riparo dai rischi di interruzione di forniture, legati alle turbolenze geopolitiche. “Lavorare con realtà territoriali crea un coinvolgimento maggiore anche nel progetto stesso – spiega Simone-. Riusciamo a mantenere un controllo su tutta la filiera, dai filati alla componentistica meccanica, dalla lavorazione meccanica alle materia prime, e una dinamicità di processo elevata. Il risultato è un prodotto veramente tutto di terra italiana. Abbiamo relazioni per lo più con aziende medio-piccole, perché riescono a supportarci meglio”.

Il Premio Cambiamenti

Per Simone il Premio Cambiamenti è stata un’importante opportunità: “ci ha dato grande visibilità e creato tante potenzialità. È una vetrina e un trampolino di lancio perché per riuscire a sviluppare qualcosa serve anche un contesto adeguato” aggiunge Simone che oggi guarda oltre i confini italiani.

Migliorare la vita dei piccoli pazienti

Nella visione aziendale di Simone l’aspetto del business cammina di pari passo a una missione: migliorare la vita dei piccoli pazienti. “L’impatto dei nostri tutori sulle persone è poco invasivo: hanno una loro funzionalità, ma si presentano come indumenti, perché sappiamo che la persona che li indossa non vuole mostrarsi debole, soprattutto in età adolescenziale”.

La missione di Plus Biomedicals è insomma di ripensare il concetto di dispositivo medicale: queste protesi sono concepite come una cura che si indossa, al pari di un qualunque capo di abbigliamento.