“Gli obiettivi della transizione green e della messa in sicurezza del territorio non sono raggiungibili senza un pieno e costante coinvolgimento delle imprese artigiane”. È quanto ha sottolineato il Presidente Nazionale di CNA, Dario Costantini, concludendo il convegno promosso dalla Confederazione dal titolo ‘Artigiani imprenditori protagonisti della transizione ecologica’.

Oltre ad essere protagoniste del Made in Italy, infatti, le imprese artigiane rappresentano ‘l’ossatura manutentiva’ del Paese, uno dei pilastri della transizione ecologica e la modernizzazione e messa in sicurezza dell’Italia, da infrastrutture obsolete a un patrimonio immobiliare vecchio e inefficiente, dalla tutela idro-geologica alla cura del territorio. Al convegno hanno partecipato il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, l’europarlamentare Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia), il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, l’economista Leonardo Becchetti, la vicepresidente CNA, Elena Calabria, e Barbara Gatto, responsabile dipartimento politiche ambientali.

È necessario pertanto favorire il grande sforzo che stanno realizzando le piccole imprese per adeguarsi al profondo cambiamento, attraverso semplificazioni burocratiche, incentivi fiscali, supporti formativi ecc. L’appuntamento è stata l’occasione per rilanciare la proposta di CNA per stimolare l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici sfruttando i capannoni delle imprese attraverso un credito d’imposta pari al 50% dell’investimento. Con una spesa di 2,5 miliardi in tre anni si possono coinvolgere 200mila piccole imprese, installare 8.700 MW di nuova potenza riducendo i consumi di gas di 1 miliardo di mc l’anno e soprattutto abbattendo le bollette del 60%.

Il Ministro ha annunciato a giorni il nuovo piano per il clima e l’energia che al 2030 prevede che la produzione da fonti rinnovabili sarà i 2/3 del totale sottolineando che la transizione deve essere un’opportunità e l’Italia non sta giocando in difesa ma “occorre essere realistici”. Pichetto-Fratin inoltre ha messo in risalto “il ruolo fondamentale delle piccole imprese nella transizione”.

La proposta CNA sull’autoproduzione è stata rilanciata dall’economista Becchetti il quale ha evidenziato che “abbiamo tutti i presupposti per andare verso la transizione, ma mancano alcuni passaggi fondamentali come, per esempio, una legislazione che favorisca la creazione delle Cer, le comunità di energia rinnovabile. Anche la proposta di CNA è una soluzione efficace in termini di sostenibilità, ma c’è bisogno di una politica che la renda attuabile”, conclude Becchetti.

La vicepresidente CNA, Elena Calabria, si è soffermata sulla cattiva burocrazia “la stratificazione e complessità normativa che rappresenta un enorme ostacolo per le imprese”.

CNA stima che oltre 600mila imprese (con più di 2 milioni di occupati) sono impegnate a diverso titolo nella “manutenzione”, a partire dal settore delle costruzioni, per proseguire con attività di servizio come riparazione veicoli, fabbri, elettricisti, idraulici, manutentori del verde e della nautica, tinto-lavanderie, restauro artistico. Si tratta di piccole imprese in larga prevalenza a carattere artigiano.

Nell’elenco vanno inseriti anche settori tipici della nostra manifattura ad alta intensità artigiana come il comparto del mobile, la filiera agroalimentare e il settore moda che, oltre a mostrare una particolare attenzione a operare in chiave green, contribuisce ad allungare la vita dei prodotti attraverso l’attività di riuso.

Queste imprese sono pienamente coinvolte nelle grandi trasformazioni e nel processo di transizione. Una indagine realizzata da CNA mostra che il 71,3% delle micro e l’80,5% delle piccole si sentono parte in causa nel cambiamento.

La transizione deve essere una opportunità e non un ostacolo. Per far questo è necessario che gli obiettivi e i target intermedi fissati dall’Europa devono essere realistici e concreti attraverso norme coerenti con le caratteristiche dei vari sistemi economici nazionali. Sono necessari una adeguata programmazione, norme semplici e chiare per favorire la partecipazione delle imprese alla sostenibilità.

Per accompagnare il sistema delle imprese in questa trasformazione servono sostegni agli investimenti anche attraverso misure di fiscalità di vantaggio, misurazione e valorizzazione delle performance di sostenibilità. Diffondere modelli di simbiosi industriale, avviare un grande piano di rigenerazione urbana.

Il presidente di Legambiente Ciafani dal canto suo, ha definito surreale il dibattito sul timing della transizione green. “L’idea che si debba procedere lentamente – ha detto – è un errore. Più lunghi saranno i tempi e più alti saranno i costi per i cittadini e per le imprese”.

L’europarlamentare Fiocchi ha evidenziato che la necessità che l’Europa definisca gli obiettivi e la cornice lasciando ai singoli paesi la facoltà di adattare il processo alle caratteristiche del proprio tessuto produttivo.

“Giudico molto positivamente lo spaccato restituito dal dossier di CNA”, sottolinea Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati, in apertura del suo intervento. “La ricerca conferma innanzitutto che le imprese, ovvero l’ossatura del nostro Paese, sono consapevoli dei cambiamenti in atto.  Dobbiamo tenere conto della presenza di moltissime micro e piccole imprese nel nostro Paese, ed è su queste che vanno tarate le politiche sulla sostenibilità: le regole valide per le grandi aziende non sono trasferibili sulle Pmi. È necessaria una programmazione che consenta anche alle Pmi di rimanere ‘agganciate’ alle politiche della transizione”, conclude Braga.

 

“Coinvolgere le imprese artigiane nella transizione” L’Identità del 27 giugno