Le nozze d’oro di Giulia con il bocconotto

Il mattino avrà pure l’oro in bocca, ma gli abruzzesi al risveglio hanno un’alternativa formidabile: il gusto del bocconotto. Perché il dolce che la tradizione vuole affondi le sue radici nel lontanissimo Settecento, per la precisione in quel di Castel Frentano, cittadina a due passi da Lanciano, ha tutte le caratteristiche per rendere la colazione (ma ad essere sinceri anche il dopopranzo, la merenda o il dopocena…) degna di essere vissuta. Da cinquant’anni, a dare corpo e anima a un prodotto che ha valicato i confini nazionali e rallegrato palati eccellenti, è Giulia Biondi, titolare con il marito Guido Bomba della “Casa del bocconotto”, per gli amanti del dolce quasi un luogo sacro.

“Fino agli anni Cinquanta – racconta Giulia, classe 1937, che guida quotidianamente il lavoro di una allegra compagnia di collaboratori che arruola marito, figli, generi, nipoti e una quindicina di dipendenti – la produzione era limitata alle case private. E così, per forza di cose, il dolce era poco conosciuto e diffuso. La svolta è avvenuta all’inizio degli anni Sessanta, quando con alcune scelte azzeccate di mercato abbiamo avviato un salto di qualità, e che all’inizio degli anni Ottanta si è tradotto anche nella registrazione del marchio”.

Quale sia stato il salto di qualità e cosa abbia riguardato è presto detto: “Il bocconotto è diventato un testimonial importante della gastronomia abruzzese negli Stati Uniti, Brasile, Russia, Germania, Paesi Scandinavi, Gran Bretagna, solo per citare alcuni Paesi in cui lo esportiamo. Ma ha anche deliziato la tavola del Quirinale o di figure di prestigio come manager Fiat, personaggi dello spettacolo tra cui l’attore Silvio Orlando o l’inviata delle Iene Giovanna Palmieri”.

Bene i mercati, meglio ancora l’apprezzamento della critica: “Abbiamo avuto recensioni su alcune delle principali riviste specializzate della settore, ottenendo riconoscimenti in Italia e anche all’estero, tra cui voglio ricordare nel 1992 il prestigioso Nastro Verde d’Europa degli amici di Luigi Carnacina, che è uno dei nomi simbolo della gastronomia italiana. Oppure, lo scorso anno, il premio ottenuto a Golosaria come una delle migliori pasticcerie partecipanti”.

La chiave del successo di questo delicato ambasciatore d’Abruzzo sulla tavola sta nell’aver saputo miscelare la saggezza delle mani e la qualità degli ingredienti dell’impasto e del ripieno: tuorli d’uovo, zucchero, olio extravergine di oliva, farina, cioccolato fondente, mandorle tostate e cannella.

Un successo che sembra destinato a rafforzarsi in giro per il mondo, se è vero che all’indomani di Expo, dove il bocconotto di Giulia troneggiava all’interno di Casa Abruzzo, ha finito per diventare uno dei protagonisti del volume realizzato da un lancianese ‘doc’, Antonio Di Ciano, dal titolo “Expo 2015, come si nutrono le etnie del mondo”. Consegnato nelle mani degli ambasciatori e diplomatici di tutti i paesi presenti, dopo – s’intende – un generoso assaggio della materia prima.