CNA Veneto, Lombardia e Emilia Romagna hanno presentato oggi a Milano il 7° Rapporto dell’Osservatorio Economia e Territorio stilato congiuntamente dalle tre associazioni, un evento che mette a confronto le tre Regioni italiane e le Regioni d’eccellenza d’Europa, come i Länder tedeschi e le Comunità autonome spagnole.

Alla presentazione sono intervenuti Daniele Parolo Presidente di CNA Lombardia, Dario Costantini, Presidente CNA Emilia Romagna, Alessandro Conte, Presidente di Cna Veneto e  Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani.  

I dati finali dell’Osservatorio Economia e Territorio, elaborati dal Centro studi Sintesi di Venezia, dimostrano che le tre Regioni d’eccellenza italiane, tutte Regioni a statuto ordinario, sono tra le prime in Europa per valore delle esportazioni, ma tra le ultime per investimenti destinati allo sviluppo economico. A farne le spese, tra le voci più importanti, ci sono gli investimenti destinati alle aziende e quelli destinati alla ricerca scientifica.

Secondo l’Osservatorio Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le Regioni italiane più competitive d’Europa a livello economico, produttivo e commerciale. La Lombardia è al 4° posto in Europa per valore delle esportazioni (circa 121 miliardi di euro nel 2017), dietro solo ai grandi Länder tedeschi del Baden-Württemberg, della Baviera e del NordReno-Vestfalia; l’Emilia Romagna occupa la 6° posizione in Europa per export per abitante (circa 13.500 euro), la prima tra le Regioni “non tedesche”; il Veneto figura invece all’8° posto tra le principali Regioni UE per quota delle esportazioni sul PIL (oltre il 38%), livello leggermente inferiore solo a quello del Baden-Württemberg.

La dimensione dei bilanci regionali di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in rapporto al PIL si colloca su livelli significativamente inferiori rispetto alla spesa media del complesso delle Regioni; nel 2017 il rapporto spesa/PIL del Veneto è -31% rispetto alla media nazionale, in Emilia Romagna -35% e in Lombardia -39%. Non è così nelle altre realtà territoriali di Germania e Spagna, Paesi in cui i divari di spesa tra Regioni sono significativamente più contenuti.

Dal rapporto emerge infatti che Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si caratterizzano per un basso livello di spesa pubblica in rapporto al PIL, dove le tre Regioni occupano le ultime tre posizioni della graduatoria. A fronte di una media del 39,1% sul PIL, nel 2016 la spesa finale  dell’operatore pubblico in Lombardia ammonta al 29,9% del PIL, mentre in Veneto e in Emilia Romagna risulta essere pari rispettivamente al 31,9% e al 32,5% del PIL, con le prime tre posizioni occupate da Calabria (59,3 %), Molise (57,2 %) e Sardegna (56,2%).

I dati dimostrano come l’applicazione del regionalismo differenziato comporterebbe un incremento dei bilanci delle tre Regioni di 9,9 miliardi di euro tra spesa diretta e fondi agli enti locali: 6,442 miliardi per la Lombardia, 3,346 per il Veneto e 0,136 miliardi per l’Emilia-Romagna. Nel 2017 le spese finali del complesso delle tre Regioni ammontavano a 46,1 miliardi nel 2017: a seguito dell’attuazione dell’autonomia, la crescita sarebbe del 22% e gli effetti sarebbero apprezzabili soprattutto in Lombardia (+27%) e Veneto (+29%), in Emilia-Romagna, invece, non si avrebbe un significativo aumento del bilancio poiché gran parte delle richieste sono collegate alla regionalizzazione dei trasferimenti statali.

 “La teoria economica sul federalismo e sul decentramento fiscale dice che decentrare è una cosa buona per motivi fondamentalmente di buon senso – ha commentato Carlo Cottarelli – però, bisogna decentrare assieme spesa e tassazione, perché sul fronte della spesa si è più vicini alle esigenze dei cittadini e si possono dare risposte più coerenti ad esse, sul fronte della tassazione, i cittadini, sapendo che la spesa è fatta con le risorse raccolte nel territorio, sarebbero più attenti nella pretesa della sua efficienza. Credo, quindi, si debba andare verso un maggiore decentramento, senza esagerare, perché siamo uno stato unitario e già abbiamo abbastanza problemi di interazione con l’Europa, se ci mettiamo a litigare tra noi potremmo avere davvero seri problemi”.

 “Parlare di autonomia non è per noi avere maggiori risorse nelle regioni, ma avere risorse da trasformare in servizi efficienti per i cittadini e soprattutto per le imprese – ha aggiunto nel suo intervento Alessandro Conte, Presidente di CNA Veneto – noi in Veneto cerchiamo di stimolare la Regione ad occuparsi e a mettere risorse su politiche per lo sviluppo e la nostra richiesta di autonomia è proprio funzionale a questa maggiore attenzione per il mondo produttivo”.

“CNA Emilia Romagna –  ha invece affermato il Presidente regionale Dario Costantini – ha aderito, sin dall’inizio del suo percorso costitutivo, al Patto per il Lavoro della Regione Emilia-Romagna, ovvero il confronto continuo che si svolge tra l’istituzione regionale, gli enti pubblici, le associazioni di categoria, i rappresentanti dei lavoratori e l’Università. Nell’ambito del Patto per il lavoro, nell’agosto del 2017 per la prima volta siamo stati convocati dal Presidente Bonaccini e abbiamo affrontato il tema dell’autonomia condivisa così come è stata affrontata all’interno dei nostri organi dirigenti decidendo di dare il nostro assenso perché questo percorso proseguisse. Con il nostro nuovo gruppo dirigente, CNA Emilia Romagna ha ideato e rilanciato, insieme al Patto per il lavoro, il Patto per la competitività, uno strumento grazie al quale organizziamo le priorità e le attività conseguenti insieme ai nostri territori. E insieme abbiamo deciso di sostenere il percorso dell’autonomia”.

“Da questa ricerca emerge una competizione sempre più serrata tra le Regioni europee –  ha aggiunto il Presidente di CNA Lombardia, Daniele Parolo – il budget del Baden – Württemberg, il minore dei Länder da noi presi in considerazione, è pari al doppio del bilancio della Lombardia (la maggiore delle tre Regioni italiane esaminate). Sia in termini percentuali sia in termini di valori assoluti, il livello di disponibilità nel budget regionale per le spese di investimento vede un netto vantaggio per i Länder e per le Comunità autonome rispetto alle 3 Regioni italiane. Mentre la Lombardia ha il 5% del budget finalizzato agli investimenti (1, 18 miliardi di euro), la Baviera può mettere in campo per investimenti e sviluppo il 10,6% (più di 6 miliardi di euro) del proprio bilancio. In sintesi, la Lombardia può spendere per gli investimenti 119 euro per abitante, i Paesi Baschi 529 euro, la Baviera 466 euro. L’autonomia che vogliamo è uno strumento per disporre di maggiori risorse per lo sviluppo e per la crescita, nel quadro di una salda unità nazionale”.

“Solo così – ha concluso Parolo – potremo restare agganciati alle dinamiche della competizione globale e supportare l’intera Penisola nel suo percorso di rilancio”.