Sul settore delle costruzioni “rischiamo una tempesta perfetta”. Il blocco della cessione dei crediti, il nuovo cambiamento delle regole con il decreto aiuti quater, l’obbligo della certificazione SOA a partire dal primo gennaio per ogni intervento che beneficia di incentivi pubblici. Dal palco di Restructura in svolgimento a Torino, il presidente di CNA Costruzioni, Enzo Ponzio, rinnova l’allarme e lancia un richiamo al Governo e alle forze politiche per dare stabilità e certezza a un settore fondamentale per l’economia.

“Stiamo assistendo a una confusione normativa e incertezza che non consente alle imprese di programmare – ha detto Ponzio – e ancora non vediamo una soluzione al grave problema dei crediti fiscali nei cassetti di decine di migliaia di imprese che ne mettono in discussione la sopravvivenza”.

Il Governo ha assicurato l’ennesimo intervento risolutivo. “Si prospettano ipotesi di allungare il periodo per la detrazione a 10 anni, l’ampliamento della compensazione attraverso i moduli F24. Il problema – ha sottolineato Ponzio – è che le continue modifiche, l’incertezza hanno determinato la sfiducia del sistema bancario”.

Per CNA Costruzioni il Parlamento è chiamato a svolgere una funzione essenziale per apportare le necessarie modifiche al decreto in fase di conversione, in particolare allungando il termine del 25 novembre per presentare la Cilas. Ma non solo. “Chiediamo al Parlamento di abrogare l’estensione dell’obbligo di certificazione SOA che scatta il primo gennaio. Una tagliola per tutte quelle imprese che nel tempo hanno scelto di non partecipare al mercato pubblico”.

Eppure il settore delle costruzioni è stato determinante nel trainare la robusta ripresa del Pil negli ultimi due anni. Come ha confermato lo studio realizzato dal Censis i 55 miliardi di euro mobilitati dal Superbonus hanno attivato un valore della produzione della filiera di 79,7 miliardi come effetto diretto ai quali si sommano 36 miliardi di produzione generata in altri comparti connessi all’indotto per un totale complessivo di almeno 115 miliardi. Il relativo gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva si stima possa ripagare circa il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici. Ciò significa che 100 euro di spesa per Superecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo.

Ponzio: “Il nuovo decreto paralizza il mercato degli ecobonus”