“Condividiamo lo spirito che anima i provvedimenti del Comune di Firenze sulla tutela del centro storico, patrimonio dell’Unesco, ma chiediamo un confronto con l’amministrazione comunale per capire come applicarli”. Questa la posizione di Claudio Pistocchi, presidente Cna Firenze Unione Alimentare, che alla luce delle notizie di questi giorni sul regolamento tutela del centro storico del Comune di Firenze riformula la propria posizione chiedendo però un confronto urgente con il Comune. “Chiediamo quanto prima un incontro con l’amministrazione comunale di Firenze – prosegue – riteniamo infatti che una scelta del genere debba essere preceduta da un dialogo con chi conosce i mestieri e con chi, come Cna, è da sempre in prima linea nella tutela dell’artigianato e della tipicità.

Si potrebbero così trovare soluzioni più idonee, come quella di abbassare per tutti la soglia del 70% di prodotti della filiera corta, IGP, DOP, ecc., ottenendo il doppio effetto di regolarizzare le attività esistenti e preparare un percorso virtuoso per i nuovi. Inoltre servirebbe una premialitá fiscale per chi investe per la riqualificazione. Le attuali misure – spiega Pistocchi – non sono facili da rispettare. È difficile, se non impossibile, attenersi alla quota del 70% di prodotti della filiera corta, Igp, Dop, ecc. Per la trasformazione di prodotti tradizionali si utilizzano infatti anche materie prime di provenienza nazionale, di altri Paesi europei e internazionali.

Molte produzioni tipiche toscane (dai prodotti dolciari, agli insaccati, ecc) non potrebbero essere trasformate perché la materia prima o non c’è o non ci sono quantità sufficienti. Sfidiamo ad esempio a trovare i pistacchi toscani per il gelato al pistacchio! In questo modo diventa difficile investire in un’attività con le incertezze che dicevamo sopra, con costi aggiuntivi in arredo interno ed esterno, in forniture dei prodotti e in consulenti tecnici per redigere il ‘progetto’. Si crea una disparità commerciale e di ‘concorrenza’ con le attività esistenti che potranno invece continuare a somministrare e vendere prodotti senza i vincoli dei nuovi. Ci preoccupa anche la gestione delle richieste per le nuove attività che debbono passare al vaglio di una commissione alla quale riterremmo opportuno che partecipassero anche esperti individuati dalle organizzazioni”.