Nell’anno della pandemia, oltre la metà delle piccole imprese ha aumentato l’esposizione debitoria con le banche a causa della crisi. E un’impresa su tre è a rischio fallimento. Lo rileva un’indagine sul credito della CNA e ripresa da Tg5, Tgcom, La Repubblica, Italia Oggi, nonché da innumerevoli siti di informazione italiani.

Un’indagine che ha catturato l’attenzione dei media nazionali, in quanto per la prima volta ha analizzato gli effetti che le misure attivate dal Governo nel periodo di crisi pandemica hanno avuto sulle Pmi.  Misure, come “la moratoria – scrive Marino Longoni, direttore di “Italia Oggi” – che è stata forse la più importante delle misure anticrisi” .

“La proroga della moratoria – continua “la Repubblica” –  e della garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti rappresenta una misura necessaria per scongiurare l’esplosione di migliaia di casi di insolvenza. E che, senza, oltre un’impresa su tre non sarebbe in grado di rispettare gli impegni e quasi la metà avrebbe molte difficoltà”.

L’indagine della CNA rileva che il 54% delle imprese intervistate ha utilizzato la moratoria e che nel 78% dei casi è ancora in funzione, e il 73% del campione giudica utile una proroga. Dall’attivazione della garanzia pubblica, il 63% del campione ha ottenuto un nuovo finanziamento e più della metà afferma di averne bisogno nei prossimi mesi. Oltre l’80% considera utile la proroga della misura. La maggioranza delle imprese intervistate ha aumentato la propria esposizione debitoria con le banche: il 12% l’ha incrementata di più del 10% e quasi una su 5 oltre il 20% rispetto alla situazione precedente la pandemia. Misure per favorire la ristrutturazione dei debiti sono indispensabili per il 56% del campione. Antonio Longo, sempre su “Italia Oggi”, riprende i dati dell’indagine, sottolineando come l’analisi della CNA richiama quanto evidenziato nell’ultima rivelazione del Mef secondo cui le moratorie attive del sistema produttivo ammontano a un importo di 126 miliardi e l’erogazione di finanziamenti assistiti da garanzie pubbliche a 184 miliardi. “In questo contesto – scrive Longo – quindi la proroga della moratoria sui prestiti, arrivata quasi in extremis con il decreto Sostegni Bis, equivale a una boccata d’ossigeno. Senza slittamento, un’impresa su tre sarebbe stata a rischio fallimento”.

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