La commissione Bilancio della Camera ha approvato la settimana scorsa un emendamento alla Legge di Stabilità che introduce il principio (limitato all’anno 2016) della trasformazione facoltativa delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica dei condomini in crediti d’imposta cedibili alle imprese che realizzano i lavori.

Come si evince già dalla sottolineatura delle poche parole sopra evidenziate, questo emendamento è di segno contrario e opposto (e dunque estremamente sfavorevole per le imprese del settore) alla proposta che da tempo fa CNA sullo stesso argomento: la Confederazione propone la trasformazione facoltativa delle detrazioni fiscali in crediti di imposta cedibili dai privati cittadini (che hanno effettuato lavori di riqualificazione energetica dei propri immobili) alle banche.

CNA/COSTRUZIONI è profondamente contraria all’emendamento approvato in Commissione Bilancio e farà tutto il possibile affinché venga stralciato dalla legge di stabilità. E se ciò non fosse possibile nell’immediato, farà tutto il possibile affinché tale indicazione venga cancellata dal primo dispositivo legislativo utile all’uopo e sostituita con la sua proposta.

E ciò per una serie di ragioni, le cui principali sono le seguenti.

a) I beneficiari diretti dell’incentivo fiscale finora sono stati e sono tuttora  i privati cittadini che godono dell’incentivo e – dunque – potranno essere solo loro che, per ottenere l’ulteriore vantaggio dell’immediata fruibilità del beneficio (così come prevede la proposta CNA) si dovranno rivolgere alla Banca, unico soggetto a poter tecnicamente effettuare le operazioni di sconto crediti. 

b) L’emendamento approvato in Commissione Bilancio introduce un principio profondamente dannoso per le imprese: la cessione dei crediti d’imposta alle imprese per questa tipologia di lavoro causerebbe nel corso di un anno un ammontare di credito di imposta abnorme ed incompensabile in capo alle imprese del settore che le obbligherebbe a ricorrere al risconto dei crediti fiscali, ceduti loro dalle famiglie, presso le banche a tassi di interesse che, proprio grazie alla forte esigenza delle imprese di monetizzare, sarebbero molto elevati. Sarebbe il colpo di grazia per le imprese del settore già particolarmente provate dalla crisi ancora in atto e dalla mancanza di liquidità aggravata ultimamente dal “reverse charge” e dallo “split payement”. Le imprese sarebbero nelle mani del settore bancario che – oltretutto – non è mai stato benevolo nei confronti delle micro e piccole imprese, anzi ha sempre ostacolato il loro accesso al credito.

c) Proprio gli elevati tassi di interesse applicati dalla banche nel caso sopradescritto determinerebbe – “nei fatti”  –  una riduzione consistente del beneficio accordato alle famiglie che sostengono la spesa. Ciò per il semplice motivo che lo sconto applicabile dall’impresa che esegue i lavori alle famiglie, in ragione del tasso di sconto che l’impresa dovrà subire dalle banche in cambio della cessione del credito, potrebbe risultare a sua volta molto basso.

CNA/COSTRUZIONI ha chiesto a tutti i suoi responsabili regionali e territoriali di informare i parlamentari locali affinché conoscano i danni che provocherebbe l’emendamento approvato in Commissione ed affinché facciano il possibile per eliminarlo o in sede di approvazione della legge di stabilità o in una prossima ed immediata opportunità legislativa e sostituirlo con la proposta di CNA/Costruzioni –  già strutturata – che garantisce gli effetti positivi dell’anticipazione della “rendita” decennale (rappresentata dalla detrazione) in denaro spendibile subito, senza determinare tutti gli effetti negativi causati dal citato emendamento e sopra esplicitati.