CNA nei giorni scorsi attraverso una nota inviata al Punto di contatto nazionale (Pcn) del ministero delle Imprese e del Made in Italy si è espressa favorevolmente verso l’iniziativa legislativa dell’Unione europea sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (Corporate Sustainability Due Diligence Directive CSDDD).

Tra gli obiettivi che CNA da sempre tende a sostenere vi è l’attenzione ai diritti umani e alla responsabilità sociale e ambientale nei settori produttivi, e al rispetto della legalità, richiamando con forza e sottolineando quanto questo sia intrinseco nelle radici storiche, economiche, culturali e territoriali del Made in Italy.

L’attuale quadro regolatorio sulla dovuta diligenza delle imprese contempla strumenti di carattere volontario come le linee guida dell’Ocse sul dovere di diligenza, oppure il Global Compact delle Nazioni Unite del 2012.

L’attività di CNA in tal contesto è consolidata anche attraverso la partecipazione ai lavori del Pcn, organismo creato all’interno del Mimit con il compito di promuovere le “Linee guida destinate alle imprese multinazionali”, uno standard volontario di condotta responsabile elaborato dall’Ocse destinato alle multinazionali e a tutte le altre imprese operanti sul mercato internazionale. Uno dei principali obiettivi delle Linee Guida è la valorizzazione del contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile a livello globale e sostenere il percorso delle imprese verso una condotta d’impresa responsabile che integri la sostenibilità ambientale, sociale e economica nel modello di business e affronti il rischio di impatti negativi. Sempre a livello europeo, elementi parziali di due diligence obbligatoria sono già stati inclusi in alcuni quadri giuridici settoriali, come la Timber Regulation e la Conflict Minerals Regulation.

In tal contesto, è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), a seguito del processo di revisione della Non-Financial Reporting Directive (NFRD), a rappresentare un particolare punto di interesse. La norma stabilisce come le aziende debbano rendicontare le proprie prestazioni ambientali, sociali e di governance compresi i rischi e le misure relative ai diritti umani: essa comprende quali tipi di informazioni debbano divulgare e come tali divulgazioni dovrebbero essere effettuate ai sensi degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). La CSRD, pertanto, riguarda il reporting obbligatorio sulla sostenibilità qualitativa e quantitativa da parte di un universo sostanzialmente ampliato di società (rispetto alla NFRD), ossia talune società di grandi dimensioni e Pmi quotate.

CNA ritiene che, come la CSRD potrebbe aiutare le Pmi ad accedere ai finanziamenti, garantire nuovi partner commerciali, attrarre nuovi consumatori e clienti, attrarre e trattenere talenti, una direttiva europea vincolante circa la dovuta diligenza faciliterà le aziende – soprattutto quelle di piccole dimensioni:

  • prevenendo i loro impatti negativi su diritti umani e ambiente, attraverso l’adozione di sistemi di gestione flessibili;
  • evitare vantaggi concorrenziali sleali favorendo l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri: le imprese più attente, ad oggi, subiscono gli effetti dannosi della concorrenza sleale di attività economiche che non si adeguano agli stessi principi.

CNA auspica che le misure che dovessero essere adottate non scadano in meri adempimenti burocratici per le imprese, ma si accompagnino ad un monitoraggio costante degli effetti delle strategie, e siano in grado di coinvolgere tutti i portatori di interesse. Soprattutto si richiama attenzione affinché non si creino problematiche burocratiche a carico delle piccole imprese lungo filiere produttive.