In Italia, nel 2021, l’imprenditoria degli immigrati è cresciuta nonostante la loro vulnerabilità socio-economica e il fatto che siano stati tra i più colpiti dalla pandemia. Sono 642.638 le imprese immigrate registrate, pari al 10,6% del totale delle imprese attive nel Paese, con un aumento del peso delle società di capitale e dell’incidenza dei comparti del commercio e dell’edilizia. Le imprese avviate dalle nuove generazioni di immigrati mostrano una forte vocazione transnazionale, ma sono ancora scarse le politiche a loro sostegno. Sono alcuni dei risultati del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2022, di CNA in collaborazione con IDOS.

“Sono numeri importanti, ma non  sorprendenti, nel senso che si insericono in un trend che da anni sta andando in questa direzione. Registriamo anno dopo anno sempre un maggiore impegno degli immigrati nell’avvio di attività economiche con alcune caratteristiche che segnaliamo in questo rapporto. Inanzitutto il numero, la crescita e la dinamicità di questa componente della nostra imprenditoria. Altro aspetto riguarda il cabiamento delle strutture e dei Paesi di provenienza, con uno scollamento tra quella che era stata la storica adesione tra Paesi e attività. Oggi si assiste a una migrazione più trasversale che occupa non solo lavoratori della stessa provenienza, ma anche lavoratori italiani”, ha spiegato Claudio Giovine, direttore Divisione Economica e Sociale della CNA, intervenendo alla trasmissione di Radio Uno Rai “Sportello Italia”.