Oggi a Genova, nel Palazzo della Borsa, sono nati i disciplinari per certificare con il marchio “Artigiani liguri di classe superiore” cinque nuove categorie di artigianato ligure di classe superiore (gelateria, panificazione, pasta fresca, arte orafa, restauro artigianale) che si aggiungono agli altri 10 (vetro, ceramica, composizioni floreali, l’ardesia della Val Fontanabuona, cioccolato,  ferro battuto e altri metalli, la filigrana di Campo Ligure,  i velluti di Zoagli, i damaschi di Lorsica, la sedia di Chiavari).
 
L’iniziativa è stata promossa dall’assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria, Renzo Guccinelli, insieme alla Commissione Regionale per l’Artigianato, in collaborazione con il Sistema camerale ligure, CNA Liguria e Confartigianato Liguria.
 
“Per la prima volta la qualità dei marchi artigiani in Liguria si rivolge a categorie ampie – ha commentato Marco Merli presidente di CNA Liguria – ma mette contemporaneamente in luce gli artigiani “celati”.
 
Così infatti come un ristorante che cucina i propri piatti spesso produce pane, grissini e altri prodotti di qualità non viene definito artigiano, pur essendo il primo esempio di artigiano agro-alimentare, in quanto non solo dell’artigiano ha la creatività ma anche la manualità, ecco che salta agli occhi come il numero delle gelaterie artigiane iscritte alla Camera di Commercio sotto questa voce sia solo 7 in tutta la Liguria. Sette? Ed i 968 produttori di pane in realtà, quanti saranno? E gli orafi che magari si sono inseriti nel settore design come liberi professionisti a causa degli alti costi della previdenza dell’artigianato? E i restauratori che sono sotto la categoria edili o falegnami e che sono stimati circa 300 in tutta la Liguria?
 
Salta agli occhi come l’artigianato di qualità non si riesca a quantificare e definire: vi sono nella realtà centinaia di gelaterie molto rinomate e di grande qualità che sono inserite nella categoria “commercio” e per questo non compaiono nelle statistiche delle Camere di Commercio per quanto riguarda le imprese artigiane del settore. Dei 5 marchi nuovi, ben tre fanno parte dell’agro-alimentare. E rispetto alle circa 3000 aziende classificate in questo comparto, ne rappresentano circa il 33%. I numeri reali sono quindi ben maggiori.
 
Un altro fenomeno che complica la vita agli artigiani di qualità – prosegue Merli – è la contraffazione di cui tutta l’Italia soffre, non solo col fenomeno della agro-mafia, ma anche per l’utilizzo di termini impropri e qualità nutrizionali. Un esempio su tutti la multa milionaria di cui è stata data notizia poche ore fa relativa ai produttori di patatine fritte: l’Antitrust ha infatti condannato per pubblicità ingannevole 4 grandi marchi del settore che sono stati multati complessivamente per 1 milione di euro per “vanti di artigianalità” (rustica, patate cotte a mano, patatina artigianale, Le contadine – fatte a mano) nonostante la loro natura industriale.
 
Poiché l’economia reale – e non solo quella ligure – è costruita e si sviluppa sul riconoscimento di questi artigiani, viene quindi naturale una domanda: come possiamo dare un marchio artigiani in Liguria a questi bravi e valorosi ambasciatori dell’artigianalità italiana, anche se non sono inseriti nelle statistiche dei Codici ATECO delle Camere di Commercio? Quanto perde l’economia, nel momento in cui non riusciamo a contrassegnarli dando loro il giusto riconoscimento?
 
Noi come CNA proseguiremo questa battaglia per far conoscere ed emergere i tanti artigiani, le migliaia di artigiani liguri e i milioni in Italia che oggi rimangono “celati”.
 
Marco Merli , presidente di CNA Liguria