Il turismo straniero cresce in Italia, ma l’offerta digitale del patrimonio è arretrata

Nel 2015 le presenze salgono del 4,4% a 81,5 milioni, quest’estate potrebbe esserci un altro +3,2%. Effetto Expo in Lombardia, dove si ferma oltre il 20% dei flussi. Per il rapporto di Bem, però, i rivali europei ci surclassano sui siti web. E anche la riforma costituzionale può aiutare

Crescono ancora i turisti stranieri che scelgono l’Italia. Ma crescerebbero di più se l’offerta digitale, su cui ormai si fondano le scelte della maggior parte dei visitatori, fosse sviluppata allo stesso livello di quelle dei leader europei Francia, Spagna e Gran Bretagna. Nel 2015 hanno scelto l’Italia 81,5 milioni di stranieri, il 4,4% più dell’anno prima, rafforzando i dati raccolti dalla Banca d’Italia, secondo cui dal 2011 l’incremento medio è di un milione di stranieri l’anno. Di questi afflussi, il 17% proviene dalla vicina Svizzera, un 14% a testa da Francia e Germania, un 9% dall’Austria, il 5% a testa da Usa e Gran Bretagna.

Guardando le mete favorite, stravince il Nord Italia, forse anche sospinto dai risultati lusinghieri conseguiti l’anno scorso dall’Expo di Milano. La Lombardia infatti ha totalizzato 21,7 milioni di turisti, molti più del Veneto secondo (13,5 milioni), di Lazio e Friuli poco oltre i 10 milioni, di Toscana e Liguria e Trentino che inseguono oltre i 5 milioni. Mentre quasi tutte le regioni del Centro e Sud Italia guardano lontanissime, con visite che non arrivano a 1 milione nel 2015

uttavia l’Italia, il paese al mondo che si fregia del più alto numero di siti Unesco al mondo (ben 51, di cui 47 storico-artistici, 4 naturali) potrebbe e dovrebbe fare di più per migliorare le presenze, con l’esca di internet. “La ricerca della meta turistica avviene prevalentemente online – si legge nel rapporto sull’e-tourism 2016 di Bem Research – utilizzando Google, motore di ricerca per eccellenza, o i social dedicati, in primis Facebook e TripAdvisor”.

NON SAPPIAMO FAR SPENDERE GLI STRANIERI

La ricerca ha cercato di misurare la “performance online” dei principali siti storico-artistici pubblici italiani, mettendo insieme una quantità di indicatori: e ha scoperto che anche quelli più efficienti come Cenacolo Vinciano, Forte di Bard, Museo del Castello di Miramare, Museo Egizio di Torino, raggiungono numeri indice tra 70 e 100, contro il 162 del Prado di Madrid, 157 della Tour Eiffel, 139 della Torre di Londra. La media dei siti italiani, campionati, addirittura, è di 62. “Nel confronto internazionale il gap italiano sull’online appare evidente”, conclude Bem, che stima che i musei e i siti archeologici italiani, che nel 2015 hanno avuto quasi 43 milioni di visitatori, “potrebbero incrementare le visite fino anche a 2 milioni di unità con una maggiore digitalizzazione”; e i relativi introiti.
 

 
INDICE GENERALE

I principali siti storico-artistici statali – performance online
(valori minino=0, valore massimo per l’Italia=100)

CENACOLO VINCIANO
100

FORTE DI BARD
97

MUSEO DEL CASTELLO DI MIRAMARE
91

MUSEO EGIZIO
87

VALLE DEI TEMPLI
70

BASILICA DI SANT’ APOLLINARE IN
68

COLOSSEO
67

GIARDINI CASTEL TRAUTTMANSDORFF
63

GALLERIA NAZ. DELL’UMBRIA
62

MUSEO DELLA MARSICA
60

GALLERIA DI PALAZZO REALE
59

GALLERIA DEGLI UFFIZI
57

ROCCA DI GRADARA
57

MUSEO DI REGGIO CALABRIA
55

AREA ARCHEOLOGICA DI THARROS
49

SANTUARIO ITALICO
48

MUSEO ARCH. DI VENEZIA
46

CASTEL DEL MONTE
43

POMPEI
39

MUSEO DEL MELFESE
31

MEDIA ITALIA
62

MUSEO DEL PRADO
162

TORRE EIFFEL
157

TORRE DI LONDRA
139

Fonte: BEM Research

Le proposte della ricerca per ottenerla sono abbastanza intuitive: migliore utilizzo dei big data, informazioni nelle lingue dei principali paesi di provenienza dei turisti sui siti web, maggiore ricorso ai social media. Ma c’è anche un aspetto inedito, che riguarda la prossima riforma costituzionale, che sarà sottoposta a referendum in autunno. “La riforma prevede, tra le altre cose, il ritorno nelle mani dello Stato di alcune competenze oggi esclusive delle Regioni”: tra cui le disposizioni generali su attività culturali e turismo. Per questo Bem “auspica che il mancato coordinamento tra le Regioni nella gestione dei flussi turistici possa venir meno, lasciando posto a strategie di promozione non solo campanilistiche ma nazionali”, permettendo di promuovere “percorsi di viaggio” tra le varie attrazioni, per portare gli stranieri anche nei luoghi meno conosciuti. Un argomento in più, che pochi conoscono, per il governo di Matteo Renzi alle prese con una consultazione delicata e incerta.