“Da insieme di mattoni che conteneva impianti, l’edificio contemporaneo si è trasformato in un insieme di impianti contenuto da mattoni. E’ una rivoluzione culturale, oltre che economica”. Lo ha dichiarato Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, aprendo i lavori della presentazione del 1° Rapporto sul mercato dell’installazione impianti in Italia, curato dal Cresme per la CNA, che si è tenuta oggi nell’auditorium della sede nazionale della Confederazione.

Questo settore, che interessa dalla geotermia alla banda larga – ha spiegato – è di grandissimo rilievo per l’economia. Ed è stato in grado di reagire alla crisi in maniera dinamica e creativa, approfittando di ogni occasione a disposizione”.

“Per costruire il futuro – ha continuato – è necessario che il settore sia pronto a raccogliere le sfide più importanti dei prossimi anni: il risanamento urbano, la riqualificazione, in particolare delle periferie, il green. Interventi indispensabili perché gran parte del patrimonio edilizio italiano ha troppi anni sulle spalle e non è per nulla adeguato alle esigenze più moderne”.

 

“Il 1° Rapporto sul mercato dell’installazione impianti in Italia”

L’analisi congiunturale curata dal Cresme per la CNA, che per la prima volta tiene conto di tutta la filiera degli impianti, rivela che l’impiantistica vale un terzo del totale dell’industria delle costruzioni, con 188mila imprese, 760mila addetti e 113 miliardi di valore della produzione. E, grazie alla spinta dell’innovazione e della manutenzione, il settore è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni a un ritmo compreso tra il 4 e il 5 per cento annuo fino al 2020 con il picco dell’impiantistica innovativa (+47,7 per cento complessivo). Per il 2015, in particolare, il Cresme stima un aumento del fatturato pari all’1,6 per cento.

In termini di occupati, fatturato, valore della produzione e capacità di resistere alla crisi, il settore dell’installazione degli impianti ha dimostrato una tenuta media migliore dell’economia in generale. Nel comparto, infatti, tra il 2008 e il 2012 gli addetti sono diminuiti dai 556mila del 2008 ai 507mila del 2012. Circa il 9 per cento a fronte del 28 per cento riscontrato nelle costruzioni, dove l’occupazione è crollata da un milione e mezzo a poco più di un milione di addetti.

La notevole differenza tra le performance dell’impiantistica e delle costruzioni è evidenziata da tutti gli indicatori economici più importanti: fatturato, investimenti, ore lavorate, salari, costo del personale. Nel periodo 2008/2012 l’impiantistica ha visto diminuire il fatturato del 2,4 per cento, gli investimenti del 3,7 per cento, le ore lavorate del 4,6 per cento, mentre crescevano salari (5,8 per cento) e costo del personale (7,5 per cento). Tutti in rosso, e ben più pesantemente, viceversa, i numeri delle costruzioni. Nello stesso arco temporale 2008/2012 il fatturato segna -35 per cento, gli investimenti -60 per cento, le ore lavorate -31 per cento, i salari e il costo del personale -20 per cento.