Non solo imbianchini o muratori ma anche giardinieri, fornai, sarti, parrucchieri, ristoratori e commercianti al dettaglio. Vengono da lontano ma hanno deciso di lavorare nelle Marche. Sono 13.879 le imprese guidate da un immigrato che esercitano la loro attività nella nostra regione, quasi una su dieci.  E tra il 2015 e il 2016 sono aumentate di 235 unità mentre le imprese con un titolare italiano sono diminuite di 1.723 unità. Un trend che prosegue ormai da diverso tempo. Negli ultimi si anni le imprese marchigiane a guida straniera sono aumentate del 9,8 per cento mentre quelle con un titolare italiano sono scese dal 3,3 per cento. E’ quanto emerge dall’indagine di Cna Marche su dati della Camera di commercio di Ancona e del rapporto “Immigrazione e imprenditoria 2016” del Centro Studi e Ricerche Idos.

La comunità di impreditori straniera più numerosa è quella cinese (14,3 per cento), seguita dagli immigrati dal Marocco (11,9), dai rumeni (9,7) e dagli albanesi (9,3). Quote più limitate di imprenditori stranieri sono quelle provenienti da Bangladesh, Senegal,  Egitto, Nigeria e Tunisia.

“Oltre la metà delle imprese guidate da stranieri ” afferma il presidente di Cna Marche Gino Sabatini “è attiva nel settore dei servizi. In particolare sono 4.703 le imprese dedite al commercio soprattutto marocchini e cinesi ma anche bengalesi e senegalesi. Numerose anche le imprese edili costituite da immigrati (3.516) prevalentemente rumeni e albanesi. Oltre 900 sono le imprese straniere  attive nel settore della ristorazione ed una su quattro è gestita da cinesi. Se la ristorazione è un caso a parte e cavalca la crescente voglia di cibo etnico dei consumatori marchigiani, le imprese degli immigrati in edilizia e nel commercio sono per lo più attivà deboli, inserite nel comparto meno qualificato dell’offerta. Imprese che nascono e muoiono con grande facilità, in un continuo turn over aziendale.” 

Più solide e strutturate, secondo l’indagine Cna, sono le imprese manifatturiere con titolare immigrato.  Sono 2.205 di cui il 64 per cento attive nel sistema moda (794 nel calzaturiero e 618 nell’abbigliamento). Anche qui si tratta soprattutto di imprenditori cinesi che operano nella parte bassa della filiera, quasi sempre in subfornitura. Sono imprese comunque di capitale tecnico (impianti, macchinari, attrezzature) e quindi più solide, organizzate e tendenzialmente più longeve rispetto alle imprese del terziario. L’imprenditoria straniera costituisce l’11,3% del totale della manifattura marchigiana, una delle più diffuse e radicate nel panorama italiano.  Sono 108 quelle presenti nel mobile, 324 nella meccanica e 173 nelle industrie metallifere.

Gli imprenditori immigrati sono soprattutto uomini (73,4 per cento) ed il 52 per cento ha un’età compresa tra i 35 e i 50 anni. Un titolare di impresa straniera su quattro ha meno di 35 anni ed uno su cinque ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni. Solo l’1,5 per cento ha più di 65 anni.

Diffuse in tutta la regione, le imprese straniere sono più numerose nella provincia di Ancona (3.769). Seguono Macerata (3.404),  Pesaro Urbino (3.404), Fermo (1.713) e Ascoli Piceno (1.589).

“Tre imprese straniere su quattro sono nate dopo il 2008, cioè nel pieno della crisi del sistema produttivo regionale e “commenta il segretario Cna Marche Otello Gregorini “hanno contribuito a frenare gli effetti della recessione, offrendo occasioni di lavoro agli immigrati ma anche  ai giovani marchigiani. Ulteriori possibilità di sviluppo di attività imprenditoriali sono legati sono legate alla qualificazione delle competenze acquisite dai migranti nel sistema formativo e al sostegno alle start up innovative avviate da stranieri. Un ruolo importante è svolto dalla Cna con la propria rete denominata “Cna World”, che offre ai cittadini stranieri numerosi servizi di assistenza e supporto. In particolare una consulenza mirata per intraprendere un’attività di lavoro autonomo”. 

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