“La CNA ha messo in campo un pacchetto di otto proposte per favorire l’impresa femminile ma una, in particolare, è quella che riteniamo rappresentativa del criterio con cui vorremmo affrontare il problema del grosso gap di genere che caratterizza l’economia italiana: una detrazione del 50% sui voucher per tutti i servizi di cura di qualsiasi genere”.  Paola Ligabue, presidente CNA Impresa Donna, fa chiarezza sulle proposte CNA a margine di una tavola rotonda  organizzata al Senato della Repubblica sul tema “Politica: sostantivo femminile singolare”.

Un’iniziativa che ha visto la partecipazione delle senatrici Nunzia Catalfo, Anna Rossomando e Maria Virginia Tiraboschi. La giornata di studio ha esaminato i principali temi dell’imprenditoria femminile come la necessità di politiche di sostegno mirate al welfare e alle pari opportunità sino alle maggiori difficoltà rispetto agli uomini all’accesso al credito rilevato dall’indagine condotta da Swg per CNA nazionale. CNA Impresa Donna ha concretizzato quanto rilevato stilando otto proposte a sostegno dell’imprenditoria in rosa.

“Un’occasione economica per tutti, uomini e donne, che porterebbe maggiore coesione sociale – continua Paola Ligabue – oltre ad innalzare la qualità della vita di tutti i cittadini. In Italia le prospettive delle donne nel mondo del lavoro sono ancora lontane dall’essere eguali a quelle degli uomini. Il nostro Paese non ha investito in maniera sufficiente nelle politiche sociali a favore della famiglia e non prevede una misura universalistica di sostegno ai figli. Esistono, inoltre, profonde differenze anche tra lavoratrici: il congedo di maternità obbligatorio, per esempio, prevede un’astensione dal lavoro di cinque mesi per tutte le lavoratrici, ma la copertura completa del reddito è riservata alle sole dipendenti. E’ per correggere queste storture, almeno parzialmente, che abbiamo preparato un pacchetto di proposte sulle politiche d’investimento e sulle politiche di azione, relativo alle lavoratrici autonome”.

Quattro proposte alla voce “politiche d’investimento”, altrettante per le politiche d’azione: innanzitutto, rendere detraibili al 50% tutte le spese di cura e di aiuto alla famiglia. Poi occuparsi di una riforma dell’indennità di accompagnamento, attraverso l’introduzione della possibilità di scegliere tra prestazioni monetarie e servizi alla persona, al fine di consentire al beneficiario o alla sua famiglia di scegliere tra il contributo economico o fornitura di servizi domiciliari in forma organizzata ed erogati da diversi soggetti siano essi pubblici, privati o del terzo settore. Terzo punto ridurre dal 22% al 5% l’Iva applicata ai servizi di welfare prestati dalle strutture private diverse dalle cooperative sociali e dai loro consorzi. E poi riequilibrare la distribuzione dei fondi destinati alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che attualmente vanno per il 90% alle lavoratrici dipendenti e per il 10% alle autonome.

Per quel che concerne le politiche d’azione, si propone di rendere più flessibile l’offerta di servizi pubblici di welfare, soprattutto rispetto agli orari e alle modalità di erogazione, che risultano estremamente rigidi e sono scarsamente tarati sulle esigenze dei lavoratori dipendenti e dei loro ritmi più tradizionali. E ancora, riconoscere il “costo” del tempo dedicato alla formazione in termini di mancato guadagno, consentendo di dedurre dal reddito una somma aggiuntiva rispetto alla spesa sostenuta. Senza dimenticare l’incentivazione di reti territoriali di conciliazione vita/lavoro per servizi di welfare per la famiglia e per l’infanzia che prevedano la collaborazione pubblico/privato. E infine, l’attivazione di un tavolo tecnico permanente presso il dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio sull’imprenditoria femminile e sulle politiche di welfare.