A Pescara è boom di imprese, ed a fare da traino è soprattutto l’area dei servizi. Lo certifica lo studio messo a punto da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, secondo cui nel 2015 nella provincia adriatica il numero totale di imprese ha segnato un saldo attivo di ben 406 unità, un dato questo in netta controtendenza rispetto al resto della regione: con L’Aquila che flette di 150 unità, Chieti di 106 e Teramo di 17. La variazione positiva del Pescarese si spiega soprattutto con l’esplosione, come detto, del comparto dei servizi: tra gennaio e dicembre sono 538 le imprese in più, con numeri consistenti nel commercio (+157), nella ristorazione (+78) e nelle attività immobiliari (+40).

A fare da contraltare all’impetuosa espansione dell’area dei servizi, dice la ricerca realizzata su dati di Infocamere, è soprattutto il comparto artigiano, che a Pescara – sempre tra gennaio e dicembre dell’anno passato – flette di 208 unità; di magra consolazione, forse, sapere che nel resto del territorio regionale sia andata perfino peggio, come mostrano le cifre di Chieti (-254) e Teramo (-247). Cifre “in rosso”, in grado di precipitare la regione a una media peggiore di quella nazionale e a un saldo negativo globale di 900 unità.

Spiega così Ronci: «Negli ultimi cinque anni, in Abruzzo, le imprese artigiane hanno subito una flessione di 3.817 unità che hanno determinato una diminuzione di 10.300 occupati. Il loro decremento è stato del 2,73%, valore doppio rispetto a quello medio italiano (-1,37%): un dato che ci pone come fanalino di coda delle regioni italiane, e che mette in evidenza come questo settore registri risultati notevolmente peggiori rispetto a quello italiano, pure in difficoltà». Male l’artigianato, dunque., che torna ai minimi storici: le 31mila 765 imprese attive a fine dicembre, in Abruzzo, sono le stesse che esistevano quindici anni fa. E male – in un quadro che sembra invece mostrare segni di ripresa – anche un altro storico settore dell’economia pescarese, quello delle costruzioni (-121), seppure anche in questo caso in modo meno consistente rispetto al resto dell’Abruzzo.

Conclusioni. La buona performance di Pescara e del suo territorio permette di  occultare, ma solo in parte, il cattivo andamento regionale: «Perché – illustra Ronci – nel 2015 le iscrizioni in Abruzzo sono state 8.689 e le cessazioni 8.556, per cui le nuove imprese sono state solo 133. Un valore notevolmente inferiore rispetto alle 305 del 2014». Ai problemi dell’artigianato guarda il direttore della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, secondo il quale «la crisi specifica che attraversa il settore deve essere affrontata con misure decise. Abbiamo una legge regionale di settore approvata nel 2009, che prevede sostegno all’artigianato artistico, all’avvio dell’attività di impresa, al passaggio generazionale, al credito, ma che resta lettera morta perché da anni – stante i conti in rosso della sanità – non viene rifinanziata. Credo sia un errore, e l’impegno della Regione deve essere quello di reperire fondi, al più presto, per rilanciarla. Senza specifici sostegni, difficile dunque che un comparto strategico per l’economia abruzzese, come l’artigianato, possa trovare ragioni per una ripresa».  

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